Un'inchiesta della procura di Roma si abbatte sulla Corte Costituzionale. A finire indagato è Nicolò Zanon che, una volta appresa la notizia, ha deciso di presentare le proprie dimissioni. L'accusa è di peculato d'uso, ma il giudice della Consulta si dice totalmente estraneo ai fatti. Nel mirino dei magistrati capitolini sarebbe finita l'auto riservata a Zanon. Quando quest'ultimo si trovava fuori per lavoro, a usare il mezzo era la moglie.
"Sono sereno e conto di poter dimostrare l'assoluta insussistenza del reato che mi viene contestato". Così, dopo aver appreso la notizia dell'indagine a suo carico, Zanon ha deciso di presentare le proprie dimissioni al presidente della Corte, Giorgio Lattanzi. "L'ho fatto - ha rivelato all'agenzia LaPresse - per rispetto dell'etica istituzionale e della funzione che ricopro, nonché per il rispetto che porto verso la Corte costituzionale". Ordinario di diritto costituzionale alla Statale di Milano, Zanon è stato nominato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell'ottobre del 2014. Al centro degli accertamenti della procura capitolina l'utilizzo dell'automobile di servizio, riservata a Zanon, da parte della moglie, l'ex consigliere comunale di Milano in quota Pd, Marilisa D'Amico. La donna si sarebbe servita del mezzo quando il marito era fuori per lavoro.
"Sono convinto di aver rispettato il regolamento d'uso", ribatte però il giudice.In serata Lattanzi ha immediatamente convocato per domani una riunione straordinaria dei giudici per decidere se accogliere o meno le dimissioni di Zanon.
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