È un fiume in piena Valentina Aprea, parlamentare di Forza Italia. Basta accennare alla scuola e ai problemi del mondo dell'istruzione che inizia a sciorinare un lunghissimo cahier de doléances. Insieme con la collega Gloria Saccani Jotti hanno subissato i ministri Manfredi e Azzolina (responsabili rispettivamente delle università e delle scuole) di domande e di allarmi. Intanto restano colpite dal problema dell'autonomia degli atenei proprio grazie all'emergenza Covid. «Le università rischiano di perdere la loro autonomia di natura costituzionale» commenta la Saccani Jotti, che aggiunge: «Il ministro ha diramato disposizioni per la ripresa dell'anno accademico che rischiano di uniformare pericolosamente l'offerta formativa universitaria. Mentre è doveroso rispettare anche negli atenei le norme sanitarie di prevenzione, non è accettabile, in assenza di legge, che mere indicazioni ministeriali si trasformino in obblighi per tutte le università». E poi c'è il problema dell'aiuto per i fuorisede, suggerisce la Aprea, che non può trasformarsi in concorrenza sleale. Il lockdown infatti ha fatto tornare tanti ragazzi a casa e ora le università locali vogliono accaparrarsi nuovi studenti. «Lo Stato deve invece garantire la continuità didattica - spiegano le due parlamentari di Forza Italia - e aiutare i ragazzi a terminare gli studi dove li hanno iniziati. Magari con un aiuto economico». Stesso discorso per gli specializzandi in medicina. Praticamente abbandonati a se stessi - dicono le deputate - ora che le nuove misure di distanziamento sociale impediscono loro di fare un adeguato numero di ore di tirocinio nei rispettivi reparti.
È sulle responsabilità della Azzolina, però, che la Aprea punta con più vigore. «Sono stati veloci a chiudere scuole e università - dice - come era giusto fare a marzo Ma poi? Tutti questi mesi senza preoccuparsi di risolvere problemi che già allora erano sotto gli occhi di tutti». Come il caso degli insegnanti «a rischio», quelli immunodepressi. «Mancheranno molti insegnanti e soprattutto non si è fatto niente allora e per tempo - aggiunge - per evitare di cercare adesso una soluzione». La Aprea poi conferma che ci vorrebbe la obbligatorietà per gli insegnanti (anche per quelli universitari) del test sierologico. «È vero, esiste un problema di privacy - commenta - ma si può risolvere facilmente. Dobbiamo soprattutto pensare al bene comune». Alcuni problemi, poi, non sono dovuti solo all'emergenza. Come quello della continuità didattica e dei trasferimenti. «Sono riusciti a spostare avvenimenti mondiali come le Olimpiadi e non possiamo spostare di un anno i trasferimenti?», si chiede. «Questo era l'anno giusto per congelare ogni forma di mobilità interna, offrendo ai ragazzi quella continuità che avrebbe avuto anche un forte valore psicologico». Alla ministra Azzolina, poi, la Aprea rimprovera l'immobilismo sul fronte sanitario.
«Le scuole dal 1978 non hanno un presidio sanitario - ricorda la deputata azzurra -. Possibile che non si sia mai confrontata col collega Speranza per trovare una soluzione? Per non parlare poi del fatto che insieme ai banchi monoposto, nelle scuole mancano soprattutto i termoscanner».
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