Un post all'attacco. Contro quegli autovelox piazzati in punti strategici come bancomat. «Come ministero - scrive Matteo Salvini - siamo impegnati per limitare il moltiplicarsi degli autovelox fai-da-te ovunque».
Il titolare delle infrastrutture rilancia la sua battaglia contro quella che lui chiama la «giungla» degli apparecchi e dei dispositivi sistemati sulle strade italiane. I dati del Sole 24 Ore parlano chiaro: è boom di multe. «I rilevatori di velocità - nota nel post - sono utili nei punti e nelle strade più a rischio, ma non possono essere piazzati ovunque, senza alcuna motivazione di sicurezza, solo per tartassare lavoratori e automobilisti».
Gli esempi si sprecano e le distruzioni degli impianti nelle scorse settimane la dice lunga sull'esasperazione di molti automobilisti. Anche se, numeri alla mano, i nuovi autovelox dimezzano gli incidenti nel primo anno di vita. Si tratta di trovare un punto di equilibrio fra le diverse esigenze: un mese fa, rispondendo al Senato al question time, Salvini ha evocato l'Iliade perché dopo dieci anni e più non c'è ancora un provvedimento che faccia ordine sul tema. Quel testo, un decreto ministeriale, è in dirittura d'arrivo.
Questione di settimane, forse di giorni e Salvini dovrebbe finalmente emanare il «decalogo» con tutta una serie di parametri stringenti e di regole per superare la fase dell'anarchia creativa sul tema e per dire addio alla stagione interminabile degli autovelox che hanno tenuto in piedi, meglio se collocati dopo una curva, le casse di tanti piccoli comuni dal Nord al Sud.
C'è bisogno di sicurezza, ma il multificio deve essere chiuso. Insomma, Salvini corre anche perché il tema ha un innegabile appeal elettorale. Questo non significa naturalmente abbandonare la questione spinosissima e drammatica della sicurezza. E qui si prova a passare dagli annunci ai fatti. Il 18 settembre scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge governativo sulla revisione del codice della strada. Ora il testo è in Commissione ma il 1 marzo approderà alla Camera e poi arriverà al Senato. Insomma, ci vorrà ancora qualche mese e poi, si spera entro la fine del 2024, il pacchetto di misure più urgenti diventerà legge, mentre il nuovo testo complessivo del codice prenderà la strada della delega e tornerà a Palazzo Chigi che alla fine sfornerà un decreto legislativo. Ma per quello ci vorrà più tempo.
La corsa contro il tempo è quella delle solenni promesse fatte da Salvini a fine estate. Fra i capitoli più urgenti le multe per chi chatta al cellulare, la sospensione della patente in caso di assunzione di droghe o per chi utilizza il cellulare alla guida, e poi la stretta sui monopattini elettrici. I monopattini dovranno avere targa e assicurazione, il casco sarà obbligatorio. Per chi sgarra si prevedono sanzioni fra i 100 e i 400 euro, cifre che salgono da un minimo di 200 a un massimo di 800 euro qualora il monopattino sia sprovvisto di indicatori luminosi di svolta e freno su entrambe le ruote. Non solo: questi mezzi oggi gettonatissimi non potranno uscire dalle strade urbane e dunque non potranno mai superare il limite dei 50 chilometri l'ora.
Ancora, è in arrivo l'alcolock, un dispositivo che impedisce l'accensione del motore per chi abbia bevuto. Per i reati gravi come l'omissione di soccorso o la fuga dopo aver provocato un incidente si prevede la revoca a vita della patente.
Stessa stretta per i recidivi, positivi al test rapido sulle droghe. Naturalmente, il parlamento potrebbe modificare alcuni punti del testo. Fra gli emendamenti già accolti, la tolleranza zero per chi abbandona gli animali in strada.
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