L'ultimo sondaggio lo dà al 3,3%, ma l'obiettivo è ambizioso: toccare il 10% per presentarsi alle elezioni e cominciare a contare per davvero. Carlo Calenda, due settimane dopo la presentazione ufficiale del suo nuovo partito, Azione, si dice ottimista. Sa di "piacicchiare", parafrasando l'imitazione che ne fa Maurizio Crozza. E non fa nulla per nasconderlo, come successo anche nell'ultima puntata di Agorà, il talk-show di Rai 3 dove è spesso ospite. Ex ministro ed esponente del Pd, oggi europarlamentare e rappresentante a Bruxelles della lista SiamoEuropei (un'altra sua creatura), il liberal Calenda traccia la strada per l'immediato futuro. Pensando in grande. Forse troppo. "Se Azione rimane un partitino come è oggi, piccolo, perché quando si nasce si è sempre piccoli, noi come ho detto non ci presenteremo alle elezioni", ha commentato circa le prospettive di Azione. Aggiungendo subito dopo che "Un partito ha un senso se riesce ad arrivare intorno alla soglia dell'8-10%, perché può svolgere un ruolo determinante".
8-10%, si è detto. Traguardo difficile da raggiungere per vari motivi. Innanzitutto per il bacino elettorale a cui si rivolge, stretto tra le ansie del Pd di non apparire troppo di sinistra e l'anti-statalismo "progressista" di Renzi. L'amico Matteo. Forse ex. Perché dai tempi in cui era ministro del Mise, con il senatore di Rignano a Palazzo Chigi, sembra trascorsa un'era geologica. Negli ultimi mesi Calenda ha spesso criticato Renzi. Soprattutto quando il fondatore di Italia Viva ha rinnegato uno dei suoi cavalli di battaglia, l'ostilità (ricambiata) verso il Movimento 5 Stelle, finendo per allearsi con i grillini in nome dell'anti-salvinismo.
Di qui la decisione di levare l'ancora, lasciando il porto sicuro del Pd per un'avventura in solitaria cominciata con la creazione della lista SiamoEuropei e proseguita, neanche due mesi dopo, con la nascita di Azione. Un partito definito da Calenda "Iiberal-progressista", nato in opposizione "ai riformisti che si sono rammolliti e che si aggregano ai populisti e ai sovranisti". Cioè Pd e Italia Viva. Ma non solo. Durante l'evento al teatro Eliseo di Roma, lo scorso 20 novembre, l'ex attore bambino ha detto di non volere "levare voti al Pd, a Forza Italia", prima di un brusco e ironico dietro-front ("Magari a Forza Italia un po' sì..."). Calenda, come detto, si piace molto. Anzi, si "piacicchia". È dotato di una feroce vis polemica che lo porta a litigare con chiunque, in tv come sui social. Dove è onnipresente. Specie su Twitter.
Il leader di Azione, appollaiato sul ramo virtuale, cinguetta che è una meraviglia. E a raffica, rispondendo personalmente ad avversari politici e cittadini. Condividendo i post di complimenti e ribattendo punto su punto ai critici. Sempre con un pizzico di sarcasmo. Una ricetta con cui, sempre al teatro Eliseo, ha detto di voler "prendere per i capelli" gli elettori per "riportarli sul campo di battaglia. Voglio prenderli per i capelli e dirgli che costruendo un grande fronte repubblicano e rinnovando le persone, noi possiamo respingere sovranisti e populisti ai margini". Tanto da arrivare all'8-10%? Chissà.
Intanto, Calenda continua a compulsare ossessivamente la tastiera dello smartphone. Alla ricerca di uno spunto, una frase per dire la sua. Ecco l'ultima replica a un utente di Twitter: "La strada è com’era prima del sondaggio e gli obiettivi gli stessi. Il problema numero 1 oggi è nessuna presenza o quasi nei TG. Dobbiamo fare con talk show, territorio e social. Avanti". Nel rubare voti a Pd e, soprattutto, Renzi. Nonostante la smentita dell'altro giorno: "Se l'inchiesta su Open porterà via voti a Renzi a beneficio di Azione? Spero proprio di no.
Se qualcuno dovesse scegliere Azione invece di Italia Viva per un'inchiesta, vorrebbe dire tradire tutto quello che è Azione". Difficile credergli. D'altronde, per arrivare al 10% bisogna essere spietati. E "piacicchiare". Se serve, anche mettendosi a petto nudo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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