Da Azione civile alla condanna penale. Peculato: un anno e 10 mesi a Ingroia

Il pm aveva chiesto 4 anni ma una delle accuse è caduta. Nel mirino le spese da nababbo da liquidatore di Sicilia e-Servizi

Da Azione civile alla condanna penale. Peculato: un anno e 10 mesi a Ingroia

Ormai pensava di avere l'assoluzione in tasca. Che vuoi che sia, per quelle fandonie della Sicilia e-Servizi, lui fondatore di due partiti flop, Rivoluzione civile prima e Azione civile poi. E, invece, è arrivata un'altra mazzata per l'ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia: con l'accusa di peculato è stato condannato a un anno e dieci mesi di carcere (pena sospesa). L'ex magistrato, oggi avvocato, è stato però assolto da uno dei due capi di imputazione a lui contestati. Il giudice ha, insomma, parzialmente accolto le richieste dei pm che avevano chiesto la condanna a quattro anni.

Il processo nasce dopo una segnalazione della Ragioneria generale della Regione siciliana relativa al periodo in cui Ingroia, su indicazione dell'ex governatore Rosario Crocetta, era stato nominato liquidatore della società regionale Sicilia e-Servizi (oggi Sicilia Digitale), società a capitale pubblico che gestisce i servizi informatici della Regione. «Il compenso è superiore ai limiti previsti dalla legge», scrissero i pubblici ministeri. L'accusa è di essersi appropriato di indennità non dovute. Avrebbe ricevuto l'indennità spettante all'amministratore (e non al liquidatore) e per soli tre mesi di attività si sarebbe fatto pagare il compenso spettante per l'intero anno. A questi soldi si aggiungono altri 7.000 euro per rimborsi spese di alberghi di lusso. Dopo avere lasciato la magistratura, Ingroia aveva trasferito la propria residenza a Roma e a Palermo soggiornava in alberghi come Villa Igiea. Secondo la procura l'ex pm palermitano aveva diritto, invece, solo al rimborso delle spese aeree. La condanna è infatti per la parte relativa ai rimborsi delle spese di soggiorno a Palermo: il giudice ha ritenuto infatti che i circa 35mila euro che l'amministratore della società si fece liquidare per stare nel capoluogo siciliano, quando veniva a svolgere le proprie funzioni, non fossero dovuti, perché assorbiti dalla cospicua indennità (50mila euro all'anno) già pagata all'amministratore.

La vicenda risale al 2013, quando Ingroia creatore del pool che ha indagato sulla trattativa Stato-mafia venne scelto da Crocetta come liquidatore di Sicilia e-Servizi, società in house della Regione a capitale interamente pubblico. Per tre mesi ha ricoperto quell'incarico, ma invece di chiudere la società ha ottenuto utili per circa 150mila euro. Secondo i pm, bypassando l'assemblea dei soci l'ex magistrato si è autoliquidato illegittimamente e in conflitto di interessi, un'indennità di risultato di 117mila euro che il tribunale chiede ora venga restituita.

«Continua a lasciarmi sbalordito il fatto che a tutti i miei predecessori la procura non ha fatto mai alcuna contestazione, come ad esempio, al mio direttore generale commenta Ingroia - Questa cosa mi dà dei sospetti... Mentre io che ho fatto risparmiare soldi alla Regione sono stato accusato ingiustamente». Sull'assoluzione invece dice: «Finalmente mi è stata riconosciuta l'infondatezza delle accuse che mi sono state contestate e rovesciate addosso per tre anni. È stata fatta giustizia solo a metà.

Da un lato rimango soddisfatto per l'assoluzione del reato più grave che mi veniva contestato, cioè di essermi intascato un'indennità non dovuta. Dall'altro rimango stupito per la condanna, ritengo persino ridicola questa contestazione».

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