Un ballerino della politica, da "Bandiera rossa" alla Lega

S'infatuò di Berlusconi, sostenne Renzi e Salvini. E alla fine tornò al Pd, votando Bonaccini

Un ballerino della politica, da "Bandiera rossa" alla Lega

Alle regionali dello scorso anno per l'Emilia Romagna, Raoul Casadei da Cesena, amico di Matteo Salvini di cui era stato elettore cinque anni prima, aveva consumato la sua ultima scelta a sorpresa. Mentre Mihajloviç consegnava la curva del Bologna alla Lega, il re del liscio decideva di dare il proprio sostegno al candidato di centrosinistra, Stefano Bonaccini. Chissà che non sia morto democristiano, come si diceva un tempo. A piangerlo con grande commozione oggi è il segretario in pectore del Pd, Enrico Letta. «Eravamo amici da tempo - racconta -. Vado spesso in vacanza a Cesenatico e al suo bagno, gestito dalla figlia. L'ultima volta, nel settembre scorso, abbiamo fatto una rimpatriata insieme a piadina e squacquerone».

Non si è mai tenuto lontano dalla politica Casadei, senza preoccuparsi troppo degli schieramenti. Fin dal debutto, quando dopo aver ereditato la celeberrima Romagna mia dallo zio Secondo, vissuto nelle grazie del Benito Mussolini ballerino, l'aveva regalata alla Festa dell'Unità per le serate importanti, quelle in cui c'era Enrico Berlinguer. E ai tempi di Silvio Berlusconi se ne era invaghito per i modi della discesa in campo, tra il comprensibile e tratti astioso stupore di chi lo aveva conosciuto in mezzo alle piadine rosse.

A dirla tutta, da romagnolo verace, in politica amava l'uomo forte. Così, se si vantava delle frequentazioni con Berlinguer, si era appassionato anche del Bettino Craxi di Sigonella. Dopo il Cavaliere, fu la volta di Matteo Renzi. Se oggi l'ex premier lo piange da morto rivelando anche il proprio «sangue romagnolo, ereditato da un nonno cesenate mai conosciuto», quando era vivo Casadei lo aveva omaggiato non solo folgorante in solio, ma anche quando Renzi era ormai abituato agli oltraggi: «Per me resta comunque uno dei leader migliori nel Paese, come Carlo Calenda».

L'inciampo nella sua carriera da imperatore delle balere lo aveva avuto quando aveva rivelato di apprezzare Berlusconi, proprio negli anni in cui la contrapposizione con la sinistra era più aspra. A un certo punto si era anche parlato di una candidatura di Raoul Casadei e lui non ha mai smentito di avere ricevuto numerose proposte di passare dalle canzoni ai fatti, sostenendo di aver sempre risposto no. Confessandosi a Radiobici nel 2013, aveva rivelato: «Io ho votato sia Berlinguer che Berlusconi». Aveva anche dipanato il proprio filo interiore: il Pci era diventato Pds, mentre arrivava Berlusconi, che oltre al carisma personale portava in dote anche l'amicizia con Bettino.

Ma questa volta non tutto era andato per il verso giusto, nell'Emilia Romagna allora guidata da Vasco Errani. Da qui la denuncia: «Quello che non mi va giù è il comportamento della sinistra: vedendo che io avevo preso in simpatia un politico di destra che tentava di farmi sognare, mi ha tagliato le gambe». Il sanguigno Casadei sosteneva che a sinistra non amassero più il zum-pa-pa contadino: «Sono stato fatto fuori perché berlusconiano.

Io che cantavo Bandiera rossa tutte le sere, mi sono sentito escluso di colpo, punito, emarginato da tutti i festival e da tutte le manifestazioni dei comuni della riviera». Oggi riceve omaggi che superano confini geografici e politici. Il sogno di ogni artista.

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