Balneari e ambulanti, richiamo del Colle

Mattarella: ddl Concorrenza a rischio incostituzionalità. Ma la Bolkestein divide Fdi e Lega

Balneari e ambulanti, richiamo del Colle
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Il buon anno di Sergio Mattarella arriva con una lettera inviata alla premier Giorgia Meloni e ai presidenti delle Camere, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. La missiva accompagna la promulgazione del ddl sulla Concorrenza, controfirmato - spiega il capo dello Stato - solo perché «il provvedimento rappresenta uno dei traguardi del Pnrr da conseguire entro il quarto trimestre 2023» ed è quindi «necessario procedere con sollecitudine». Nel merito, però, il Quirinale ravvisa «rilevanti perplessità di ordine costituzionale» e «profili di contrasto con il diritto europeo», rilevando come siano «indispensabili a breve ulteriori iniziative di governo e Parlamento». Rilievi che riguardano la parte del ddl relativa alle «proroghe a vario titolo» delle concessioni per gli ambulanti (il «commercio su aree pubbliche»), ma che per Mattarella è l'occasione per ribadire i dubbi già espressi lo scorso anno anche sulle concessioni balneari. Due fronti caldi per il governo, non solo perché elettoralmente sensibile ma anche perché da tempo è in corso una lunga e complessa trattativa con l'Unione europea.

Un richiamo, quello del Colle, per certi versi atteso. Anche se forse a Palazzo Chigi non immaginavano che sarebbe stato così stringente anche sulla questione balneari, tema non oggetto del ddl Concorrenza se non per l'informativa allegata su proposta del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Che proprio su questo punto, nell'ultimo Consiglio dei ministri del 2023, aveva avuto un confronto con il titolare delle Politiche europee, Raffaele Fitto. D'altra parte, ancora una volta, sulle questioni che coinvolgono direttamente Bruxelles, nella maggioranza ci sono sensibilità diverse. Non è un caso che Fdi ci tenga a tenere i toni bassi («il governo sta operando con serietà, ma è utile e opportuno ascoltare i richiami del presidente», dice Carlo Fidanza da Bruxelles) mentre la Lega usa argomenti più battaglieri («non ci arrendiamo a chi, nel nome dell'Europa, ha provato a svendere lavoro e sacrifici di migliaia di italiani», si legge in una nota del partito).

D'altra parte, se il Carroccio ragiona su ulteriori proroghe, in Fratelli d'Italia - seppure a malincuore - si è ormai fatta strada la convinzione che la piena applicazione della direttiva Bolkestein non sia più rinviabile. Anzi, viste le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato e la procedura d'infrazione già aperta da Bruxelles, continuare a rimandare rischia solo di peggiorare le cose. Perché, spiega chi nel governo conosce a fondo il dossier, ormai molti Comuni i bandi per le concessioni delle spiagge gli hanno già pubblicati e altri procederanno a breve. Insomma, il rischio concreto è che molti di quei balneari che oggi alzano la voce si ritrovino fra un anno senza niente in mano. E se finirà così, spiegano autorevoli fonti di Fdi, «non sarà come sul Mes», ma «ci troveremo a contare morti e feriti con nomi e cognomi». Insomma, se il no al fotofinish alla ratifica del Salva-Stati è una questione sì enorme, ma tutta politica e che il governo italiano dovrà gestire con i vertici della Commissione Ue, una rottura sulle concessioni balneari può far saltare migliaia di famiglie e posti di lavoro.

Per questo Fdi spinge per sedersi al tavolo con Bruxelles e chiudere un accordo. Ma solo a condizione che ci sia il via libera di Salvini, perché nessuno a via della Scrofa vuole fare la fine di Giancarlo Giorgetti sul Mes. Di certo, però, il tempo stringe.

Entro il 16 gennaio, infatti, l'Italia deve rispondere all'Ue con parere motivato sulla procedura d'infrazione. Non un dettaglio, perché il passo successivo è che la pratica contro l'Italia passi alla Corte di Giustizia europea.

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