Ingegnere, marocchino, 42 anni: è Youssef Kadmiri arrivato in Italia e approdato alla Karibu, Latina, la creatura delle regine dell'accoglienza Liliane Murekatete Marie Therese Mukamitsindo, compagna e suocera del deputato Aboubakar Soumahoro. Ed è proprio Youssef - come anticipato nella puntata di ieri sera di Quarta Repubblica, condotta da Nicola Porro - che, ormai a indagini finite e con gli avvisi di garanzia recapitati ai parenti dell'onorevole, ci racconta la doppia faccia di questa famiglia.
Tu lavoravi alla Karibu?
«Sì, ho lavorato con la cooperativa Karibu per due anni, con tutta la famiglia Soumahoro: Marie Terese, Liliane, Aline».
Sei stato retribuito?
«Sto ancora aspettando lo stipendio. Lavoravo a nero perché rimandavano sempre il fatto di farmi un contratto. Mi dicevano che i pagamenti non arrivavano perché c'erano ritardi dalla prefettura, dai comuni e dagli enti. Avrei dovuto avere 1200 euro al mese ma ancora dopo tre anni niente. Come si fa a vivere così?»
Come si viveva alla Karibu?
«Male. Non c'era niente, ma la cosa più brutta erano i minori che vivevano lì. Erano lasciati a loro stessi per settimane, completamente abbandonati. Non c'era acqua, non c'era luce e pochissimo cibo. Non avevano vestiti, non c'era nemmeno una lavatrice e non sapevamo davvero come andare avanti».
E come facevate allora?
«Noi dipendenti provavamo ad aiutare come potevamo, comprando cibo per tutti ma non essendo pagati la situazione era davvero drammatica. I minori, e parliamo di ragazzini di 14-15 anni, avrebbero dovuto seguire corsi di italiano, percorsi con professionisti come psicologi e insegnanti. L'accoglienza doveva prevedere anche le cure mediche ma in realtà le condizioni erano disumane. Per sopravvivere erano costretti ad andare a lavorare e guadagnare qualcosa per mangiare e vestirsi».
La compagna di Soumahoro e la madre sapevano di questo?
«Certo, loro venivano sempre al centro di accoglienza e vedevano la situazione degradante, vedevano che i minori si arrangiavano e andavano a lavorare per pochi euro in aziende agricole o in qualsiasi altro posto pur di riuscire ad ottenere qualche euro per mangiare e vestirsi. Ma non hanno mai fatto niente, a loro non è mai importato nulla. Facevano promesse su promesse, a noi di pagarci - con la scusa che non c'erano fondi - e ai minori che sarebbe migliorata la situazione».
Sai che la Procura ha scoperto che i fondi destinati ai migranti venivano usati dalla compagna e suocera di Soumahoro per comprare vestiti molto costosi?
«Ho visto, non mi stupisce. Tutta la famiglia è così. Si sono sempre presentate con abiti firmati, di marca. La moglie di Soumahoro è una donna ricca e lo è sempre stata, come Marie Terese».
Hai mai visto Soumahoro?
«Si certo, lo scorso anno, qui a Latina. Sia alla sede Karibu, dove aveva anche la sede della sua Lega Braccianti, sia al centro di accoglienza dove c'erano gli ospiti».
E cosa faceva?
«Prendeva la spesa insieme a Michel (Rukundo, cognato del deputato e anche lui indagato, ndr) e la portava ai ragazzi della Karibu. Mi ricordo di averlo visto proprio qui alla sede che se ne andava con un sacchetto da portare ai minori del centro della compagna Liliane».
Era quindi a conoscenza di come si viveva lì?
«Beh sì, come poteva non vedere i ragazzi lasciati lì senza acqua né cibo? Lui portava la spesa, ma era sempre poca, una volta a settimana per dieci ragazzi tipo. C'erano anche bambini piccoli che avevano bisogno di latte, ma il latte non c'era».
L'onorevole Suomahoro ha detto di essere stato una volta alla Karibu ma di non aver visto niente di
strano.«Ognuno dice quello che vuole, non sono solo io a dire che sapeva tutto, ma per noi dipendenti era chiaro. Tutta la famiglia è sempre stata così. Adesso continua a parlare ma a me chi mi paga? Soumahoro?».
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