Cinque esperienze in carcere, tante cauzioni versate, un passato nell'Eta, e un sogno sovrano sempre vivo, seppur con modalità d'espressione politica differenti da quelle della gioventù armata. Tra i protagonisti delle elezioni spagnole, c'è di sicuro Arnaldo Otegi (nella foto), nato nel luglio del '58 e capo dei baschi indipendentisti. Bildu, la formazione che Otegi capeggia, ha eletto 6 parlamentari, uno in più dello scorso giro. La pattuglia può sembrare risicata ma in questo puzzle complesso che corrisponde al nome di elezioni spagnole rischia di fare la differenza. Se non altro perché Otegi ha già annunciato il sostegno al possibile governo di Pedro Sánchez. Con una postilla: «Non si può dipendere sempre dagli indipendentisti senza parlare di riorganizzazione territoriale», ha detto ieri. In realtà, Otegi è già stato un sostenitore diretto dell'esecutivo del presidente socialista. E non ha poi ottenuto molto per quello che ritiene il suo popolo. Adesso che i socialisti spagnoli hanno perso il primato nello scacchiere partitico, il leader basco alza il tiro. E predica indipendenza come agli albori. Dalla Spagna i giustificazionisti specificano che sì, Otegi è stato coinvolto in più inchieste per banda armata, ma mai per delitti di sangue. E al massimo le azioni - dicono - servivano a finanziare l'Eta. Fosse poco. Certo è che Sánchez, col suo profilo continentale che tanto piaceva alla sinistra di casa nostra prima dell'avvento della massimalista Elly Schlein, ha di nuovo un compagno di viaggio senza patente d'istituzionalità. Un altro motivo per cui scagionarsi con l'opinione di molti elettori spagnoli.
Si è fatto ritrarre in felpa, Arnaldo Otegi Mondragon, quando ha depositato la scheda elettorale nel suo collegio. Una felpa con su scritto «libertà» in inglese, lingua tutt'altro che indipendentista sotto il profilo identitario. Quasi a voler allontanare le voci di intransigenza ideologica che accompagnano la sua figura. Niente delitti di sangue - dicevamo - ma banda armata sì, oltre alla militanza da vertice in un'organizzazione considerata terroristica in più Paesi europei. Poi la svolta, con il patto di Estella prima e con il rimpianto per le vittime espresso in più circostanze dopo, una su tutte nel 2018. Basta - sostiene chi vede in Otegi un pacificatore - per spegnere l'incendio negli animi degli scandalizzati. In tutta questa storia, l'indipendentismo basco resta quasi da sfondo, perché Otegi, come i suoi pari catalani, ne ha fatto una questione post-ideologica. Una battaglia annacquata, si direbbe, pur di diventare spendibile. «Il blocco reazionario costituito dai Popolari e Vox non governerà la Spagna», incalza il capo di Bildu in serata. E questo perché il popolo basco - aggiunge Otegi - non vuole un governo di quella tipologia.
Sánchez dovrebbe «con normalità e serenità» porsi il tema del «problema nazionale» e di una «nazione senza Stato», specifica l'ex Eta a Radio Euskadi. Il quasi premier in pectore spagnolo è avvisato: questa volta le promesse e qualche concessione non saranno considerate sufficienti.
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