«Sono infuriato ma tranquillo», così esordisce al telefono Paolo Barelli. Non nella sua veste di capogruppo alla Camera di Forza Italia, ma di presidente della Federazione italiana nuoto. Barelli è infatti stato appena sospeso dai suoi incarichi sportivi con effetti immediato a seguito di una denuncia su presunti illeciti. «Infuriato per la tempistica e anche per la modalità della sospensione - aggiunge -. Tranquillo per gli esiti cui approderanno queste indagini. ».
La sospensione da parte del Comitato etico della Fina ha infatti effetto immediato «Il Comitato - recita un comunicato della Federazione internazionale - sta attualmente indagando su presunte illeciti» che riguardano il presidente della Federazione italiana nuoto (membro, in passato, dell'Ufficio di presidenza della Fina ed ex presidente della Ligue Europeenne de Natation).
Barelli si mostra sereno e avverte: «Non ha senso una sospensione per delle indagini. Soprattutto in mancanza di spiegazioni in merito al provvedimento della sospensione. Fatto questo che calpesta il più elementare diritto al contraddittorio».
Il sassolino dalla scarpa, tuttavia, il capogruppo azzurro se lo toglie praticamente subito. «Guardi che questa denuncia arriva proprio dall'Italia - spiega al telefono -. Ed è facile notare la straordinaria coincidenza di questa iniziativa a dieci giorni dal voto. Insomma una a sospensione non soltanto brutta nei modi ma anche del tutto strumentale».
Le accuse fanno riferimento a fatti molto lontani nel tempo, ricorda Barelli, e «non si capisce perché abbiamo aspettato proprio adesso per comminare questa sospensione». «Potevano farlo sei mesi fa - dice - e fra due settimane.
Perché ora a dieci giorni dal voto?» D'altronde Barelli è stato protagonista con i ragazzi della squadra di nuoto di un periodo a dir poco straordinario concluso con i Mondiali di Budapest e con gli Europei di Roma, che si sono conclusi da meno di un mese. «Sono sicuro - conclude - che anche questa vicenda, come tutte le altre con cui in Italia e all'estero si è cercato di infangarmi, finirà con la piena dimostrazione della mia correttezza».
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