Trecentocinquanta subemendamenti e centoventisei emendamenti: l'opposizione, sul dl migranti, opta per le barricate. Ma come chiarito da Alberto Balboni, esponente di Fdi, il provvedimento andrà in Aula senza il sì della Affari costituzionali. Ieri è stata una giornata scandita da sospensioni e riprese. Che la gestione dei fenomeni migratori fosse un tema sentitissimo a sinistra era noto ma in questo caso la minoranza può soltanto tentare di allungare i tempi. Perché la svolta, il ritorno alla linea dura, con tanto di stretta sulla «protezione speciale», resta in dirittura d'arrivo. E l'ostruzionismo può servire al limite a compattare a livello ideologico Pd, 5S e Terzo polo su almeno un punto. La battaglia si svolge in Senato, nella commissione Affari costituzionali, dove l'opposizione vota persino contro l'affidamento dell'hotspot di Lampedusa alla Croce rossa. Il sottosegretario leghista all'Interno Nicola Molteni non se lo spiega. «Non si smantella il sistema di accoglienza di secondo livello che non viene citato nell'emendamento del governo», insiste l'esponente del Carroccio, rispondendo a chi cerca di strumentalizzare la ratio del dl Cutro. Al rientro dalla pausa pranzo, i punti da discutere rimangono più di trecento, e ogni intervento si prende i suoi cinque minuti. Le previsioni, tra gli scranni, iniziano a orientarsi sulla nottata. Il centrodestra vuole il provvedimento in Aula nella giornata di oggi. Ma, in relazione alle scadenze, c'è un buon margine in ogni caso: la dead line è il dieci maggio. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, mentre è a Pisa, sottolinea il «totale accordo con la maggioranza». «Accogliere chi scappa dalla guerra - aggiunge, mentre rivendica l'iniziativa leghista sulla protezione speciale - è sacrosanto, contrastare gli scafisti, trafficanti e malavitosi è altrettanto fondamentale per salvare vite». Il vice della Meloni al governo annovera la «protezione speciale» come una furberia. Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, e prim firmatario con Marco Lisei (Fdi) e Daisy Pirovano (Lega) del subemendamento unitario sulla «protezione speciale» spiega le ragioni del nuovo quadro normativo. Prima «si aggiravano le norme», premette. Poi le specificazioni: «Ad esempio se una persona dice che ha una malattia che non può curare nel suo Paese, io ti do ospitalità in Italia. Ma se quella persona ha il morbillo lo si può curare anche a Tunisi o al Cairo. Più chiaro di così!». Il centrodestra sapeva che in commissione non si sarebbe trovata la soluzione. Ecco perchè si aspetta l'Aula tra oggi e domani.
A sinistra proseguono per tutta la giornata con dichiarazioni tanto simili quanto uniformi. «Il governo non vuole dialogare con gli enti locali», tuona il senatore dem Andrea Giorgis. Per Raffaella Paita, capogruppo del Terzo polo a Palazzo Madama, la «protezione speciale è un atto di civiltà, cancellare questo istituto è un fatto grave». Per Tatjana Rojc, altra esponente del Pd, saranno i territori a «pagare» il prezzo delle decisioni dell'esecutivo e della maggioranza. Per Marco Furfaro, membro della segreteria dem lanciatissimo dopo la vittoria interna di Elly Schlein, l'eliminazione della «protezione speciale» comporta soltanto maggiore illegalità. Arriva anche l'Alleanza Verdi-Sinistra, con la presa di posizione del capogruppo al Senato Peppe De Cristofaro. «Definire, come ha fatto oggi, la protezione speciale una furberia è veramente troppo», dice, riferendosi alle parole del segretario del Carroccio. «Siamo tutti per l'umanità!».
Il presidente della commissione Affari costituzionali e senatore di Fdi Alberto Balboni, nel corso del dibattito in Aula, replica a tono alle continue accuse di «disumanità» provenienti dai banchi della minoranza. Oggi il testo sarà in Aula, come da previsione, senza mandato del relatore. L'approvazione forse già domani.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.