Nei primi sei mesi del 2021 i nuclei beneficiari di almeno una mensilità di reddito o pensione di cittadinanza sono stati 1,6 milioni per un totale di 3,7 milioni di persone coinvolte, lo stesso numero registrato nel 2020. È quanto si legge nel Report dell'Inps, nel 2019 erano stati invece 1,1 milioni i nuclei coinvolti, per un totale di 2,7 milioni di persone. Nei primi sei mesi del 2021 hanno richiesto il reddito o la pensione di cittadinanza 798mila nuclei familiari (in media 133mila nuclei ogni mese). Nel 2020 il numero di famiglie richiedenti è stato pari a 1,46 milioni (in media 122mila nuclei ogni mese). L'accesso massiccio alla misura grillina ha ulteriormente rinfocolato le polemiche politiche con centrodestra e centrosinistra che da giorni ormai invocano una revisione del sussidio visti i suoi esiti fallimentari come incentivo al reinserimento al lavoro.
Ieri ad aprire le danze è stato il leader della Lega, Matteo Salvini. «Quanti posti di lavoro ha creato in Italia il reddito di cittadinanza? E quanti ne ha distrutti? Sono in contatto quotidiano con imprenditori che non trovano personale perché si sentono dire che è più comodo stare a casa e non fare niente: uno strumento che doveva creare lavoro crea problemi e lavoro nero», ha dichiarato. Meno acuminato, ma ugualmente critico il segretario del Pd, Enrico Letta, auspicando «un reddito di cittadinanza finalizzato a contrastare la povertà» dal quale separare «le misure di aiuto per i giovani, aiutiamo gli imprenditori ad assumere giovani, ragazzi». Insomma, anche il numero uno del Pd, mettendosi contro chi nel suo partito - assieme a M5s e Leu - difende il sussidio, ritiene necessario definanziare il reddito per puntare sulla formazione dei disoccupati e sulla decontribuzione per i neoassunti.
A proporre una sintesi è Sestino Giacomoni, componente del coordinamento di presidenza di Forza Italia. «La revisione del reddito non può attendere oltre, anche perché è una questione politica», ha sottolineato aggiungendo che occorre prima organizzare «il tavolo politico per trovare la quadra, così come avvenuto per la riforma del Fisco, e poi la definizione delle misure concrete, tenendo in considerazione anche i risultati del comitato scientifico del ministro Orlando» perché «in autunno non possiamo trovarci nella condizione di dover rallentare l'attuazione del Pnrr a causa di una misura assistenzialista che sta drogando il mercato del lavoro». A sorpresa il presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin (Iv) si è posizionato sul fronte liberale propagandando sul Foglio il referendum abrogativo renziano.
«Occorre staccare la parte sulle politiche attive, recuperando e sviluppando l'assegno di ricollocazione», ha argomentato precisando che poi si deve «sganciare la parte sul sostegno ai working poor, e sostituirla con l'imposta negativa». Milton Friedman piace anche a sinistra.
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