E (finalmente) qualcuno si ribella. Una ribellione eccellente visto che arriva da un pulpito più che prestigioso, anzi magnifico. Il rettore dell'Alma Mater di Bologna ha annunciato che dal prossimo anno saranno accettati soltanto gli studenti che avranno sostenuto i «Tolc» in presenza. Basta test di ingresso da casa. Basta selezione fatta solo on line per l'ingresso all'università. Il motivo? Quello di cui molti parlano, tanti sospettano, qualcuno tra ragazzi lo ha anche provato (a suo scapito), ma su cui nessuno è ancora intervenuto in modo forte: i test di ingresso a distanza non garantiscono «né la qualità della selezione né l'equo trattamento dei candidati come dimostrano tutti i dati e diverse frodi accertate». In pratica, chi è più bravo a copiare, a farsi suggerire, a nascondere telefonini e collegamenti ha la possibilità di passare avanti a chi si comporta invece correttamente. «All'Alma Mater siamo passati ai Tolc da casa durante il periodo del Covid, indispensabili in quel momento - spiega il rettore Giovanni Molari - Ma quando siamo tornati in presenza ci siamo resi conto chiaramente che con i test fatti on line davano risultati anomali. Negli ultimi anni abbiamo avuto evidenze di imbrogli vari, tanto che abbiamo dovuto aggiornare le graduatorie più di una volta». Parole che pesano. Parole che lui aveva già espresso chiaramente anche lo scorso anno e all'interno della Conferenza dei Rettori, che coinvolge tutti i rappresentanti degli Atenei italiani. La sua denuncia è caduta (un po') nel vuoto, ma lui è andato avanti per la sua strada. Da solo. Almeno per ora. «Abbiamo deciso di non affidarci più ai Tolc da casa, già dallo scorso anno - continua - Ogni università poteva erogarli nella modalità che riteneva più opportuna, on line o in presenza. Solo che alla fine lo scorso anno la graduatoria era unica, non erano differenziate». Significa che, ad esempio, chi faceva il test di ingresso per ingegneria sia a distanza che inpresenza poi acquisiva un punteggio per entrare nella stessa graduatoria con la (stessa) possibilità di accedere a qualunque università. «È il bello dei Tolc - commenta il rettore - poter avere così l'accesso in qualunque ateneo. Solo che lo scorso anno è successo che il 30 per cento circa delle università ha scelto di erogarli in presenza e il 70% da casa». Risultato? «Risultato che noi, pur avendo scelto di farli solo in presenza, ci siamo trovati a dover accettare tanti iscritti che lo avevano fatto on line». La sua battaglia è partita per tempo con il Cisia, cioè il Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l'Accesso, che supporta le Università nell'erogazione dei test di accesso. «Ho insistito molto con loro perché ci dessero due graduatorie differenziate. Tolc a casa e Tolc in presenza. Così siamo liberi di scegliere quale delle due prendere in considerazione». E la scelta dell'Ateneo di Bologna è di accettare solo chi ha fatto il test di ammissione in presenza. Ovviamente è stato mantenuto il test da casa solo per gli studenti extra UE e internazionali, «perché non c'erano alternative» ma tutti gli altri studenti per entrare all'Alma Mater dovranno presentarsi in aula.
Il rettore è consapevole di essere un apripista in questo senso, «ma ritengo che sia non solo una scelta di correttezza ma anche di garanzia di equità nei confronti degli studenti che scelgono l'Alma Mater. Abbiamo 84mila domande e gli immatricolati sono 26 mila. Chi si scrive deve essere sicuro di entrare in una graduatoria corretta. D'altronde o facciamo selezioni serie o non mettiamo il numero chiuso».
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