Sofia Goggia, campionessa di sci e per molti anche di antipatia elemento del tutto irrilevante però è finita nella bufera delle polemiche perché in una lunga intervista al Corriere della sera ha dato due risposte considerate fastidiose. Non da noi, anzi. La prima non merita neppure una difesa d'ufficio. La sciatrice ha detto che non trova giusto i transgender gareggino con le donne. «Nello sport un uomo che si trasforma in donna ha caratteristiche fisiche, anche a livello ormonale, che consentono di spingere di più». Una constatazione di buon senso e scientificamente vera. Non è il caso di andare oltre. Più interessante la seconda risposta. Alla domanda se ci sono omosessuali nello sci, ha detto che forse tra le donne sì, tra gli uomini non crede: «Devono gettarsi giù dalla Streif di Kitzbühel». Ovviamente è solo una battuta, come sa benissimo chi l'ha capita e anche chi pur capendola ha voluto strumentalizzarla. Il fatto è che in tempi in cui gli unici a non rischiare l'accusa di omofobia sono gli omosessuali (forse, ma non è detto), scherzare sul mondo gay diventa pericolosissimo. E ciò è inaccettabile. Così si arriverà, come già accade, ad avere paura di parlare pubblicamente. I giornalisti, le redazioni, gli intervistatori, gli intervistati avranno timore di una domanda, o di una risposta. Che è solo un altro modo di dire «censura». Tanto più che quella di Sofia Goggia è giusto una boutade. È ovvio che chiunque possa avere il coraggio di buttarsi giù dalla Streif, indipendentemente dall'orientamento sessuale (per quanto, avendola fatta, siamo convinti che sia più difficile fare la Streif che un coming out, ma è solo una nostra opinione). E quanto al coraggio degli omosessuali: dall'antica Grecia all'Ucraina le milizie più valorose sono quelle in cui la percentuale di omosessuali è più alta. Qui non è in discussione l'affermazione non vera - della Goggia. È neppure il fatto che per quella frase la campionessa di sci abbia subito una gogna social durata due giorni, ricevendo un'ondata di insulti, accuse, offese. Lei ha diritto a fare la sua dichiarazione, i lettori di criticarla. No. Ciò che è in discussione - ed è intollerabile - è che per una battuta di una riga, in una intervista di 160, Sofia Goggia sia stata costretta, 24 ore dopo, a fare un'ammenda pubblica: «Non volevo discriminare nessuno». Un post obtorto collo per cercare di sopravvivere alla tempesta, peraltro senza ottenere l'obiettivo: molti le hanno rinfacciato che le scuse non bastano. Si chiama «abiura». Ed è qualcosa di terribile.
L'errore non è stato pronunciare quella frase, ma umiliarsi per averla detta. La campionessa poteva scegliere fra mantenere il diritto all'ironia e sopportare le polemiche della Rete. Ha provato a fermare le polemiche, ed è stata ancora più irrisa.
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