Beppe fa il marchese del Grillo Nel M5S uno non vale più uno

Sul blog si vota per modificare le regole interne: tra capo politico, probiviri e comitati addio orizzontalità

Beppe fa il marchese del Grillo Nel M5S uno non vale più uno

Troppe divisioni. La via d'uscita per i Cinque Stelle è dire addio al vecchio motto «uno vale uno» e raccogliersi intorno all'unico capo. Il voto via web di oggi sul «non statuto» del movimento ratificherà la svolta, con Beppe come il Marchese del Grillo: «Io sono io, e voi...». E poi addio orizzontalità, ci sarà un comitato dei probiviri e uno d'appello.

Nonostante gli sforzi del M5S di apparire unito, le contrapposizioni ci sono ed è difficile nasconderle. Anzi, c'è chi a lavare in famiglia i panni sporchi neppure ci prova. In quella che sembra ormai diventata una lotta tra correnti, uno scontro ormai non più sottotraccia tra le varie anime del Movimento, chi ha qualcosa da dire lo dice senza più nascondersi. Roberta Lombardi, per esempio, reduce dall'organizzazione della due giorno palermitana, non perde occasione per prendere le distanze dalle «nuove leve» grilline. Lo ha fatto di nuovo, platealmente, al termine della kermesse pentastellata. «Io e quelli della prima ora badiamo alla sostanza, al lavoro di squadra. Chi è arrivato dopo spesso ha fatto prevalere la comunicazione alla sostanza», ha confidato al Corriere e a Repubblica. Tanto per rimarcare la differenza tra vecchi e nuovi grillini, tra quelli della prima ora come lei, Ruocco, Taverna e Fico, arrivati prima della vittoria di Parma del 2012, e quelli che si sono aggiunti in corsa e che ora ambiscono a diventare leader, come Di Battista e Di Maio: «Sono bravi a comunicare ed è giusto che vadano in Tv, ma non hanno un ruolo politico». L'immagine di un Movimento più che mai spaccato al suo interno è servita. Per buona pace di Davide Casaleggio e Beppe Grillo, che invece vorrebbero che il M5s continuasse ad apparire unito come quando c'era ancora Gianroberto a fare da padre nobile. Per questo l'intervista della Lombardi non è passata inosservata e ieri lo staff della comunicazione, su input dallo stesso Davide, sarebbe intervenuto per aggiustare il tiro postando a tarda notte sul profilo Facebook di Grillo una foto «riparatrice» che ritrae la deputata abbracciata a Di Battista e Di Maio con tanto di scritta: «All'interno del Movimento non ci sono correnti. Siamo una squadra e l'importante per noi sono i cittadini, il programma. Siamo uniti per trasformare il paese in una #Italia5stelle. Interviste e titoli fasulli non ci divideranno».

Una squadra con un leader, Grillo, tornato capo politico a tutti gli effetti, non proprio accudente con la sindaca di Roma in difficoltà. A Virginia Raggi ha ribadito che finora ha avuto l'appoggio necessario, ma adesso è arrivato il momento di fare da sola e di prendersi la responsabilità delle sue scelte. Dalla fiducia all'assessore all'Ambiente Paola Muraro alla nomina del nuovo assessore al Bilancio, che dovrebbe arrivare in settimana e che salvo sorprese dovrebbe essere il magistrato contabile Salvatore Tutino. Lei, la sindaca, alla prova dei sui primi 100 giorni di governo in Campidoglio, rivendica la sua autonomia («Sulla giunta decidiamo a Roma»), ma in realtà è sempre più sola.

Con l'ultimatum di Grillo a ricordarle che al prossimo errore è fuori e che un eventuale fallimento sarà solo suo, non del Movimento, e con la Lombardi che prende le distanze: «Il Movimento e la sindaca di Roma viaggiano su binari paralleli».

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