Dopo sei giorni trascorsi sulla graticola, congelato con le dimissioni respinte con riserva da Virginia Raggi, Paolo Berdini toglie il disturbo e comunica che intende lasciare il Campidoglio in maniera irrevocabile. Lo fa dopo giorni trascorsi senza che intervenissero nuovi contatti telefonici o di persona con la sindaca del Movimento 5 Stelle per provare un nuovo chiarimento. Ormai il rapporto di fiducia tra le parti si era lacerato. Il suo addio alla giunta arriva in seguito della pubblicazione la scorsa settimana da parte de La Stampa di un colloquio con l'urbanista, in cui Berdini si lascia andare a pesanti valutazioni sulle competenze e l'operato della Raggi. E nel quale si spinge anche ad ipotizzare una relazione sentimentale tra la sindaca e l'ex capo della segreteria politica del Campidoglio Salvatore Romeo. Ne è seguita una bufera con le dimissioni presentate e respinte con riserva, una formula insolita per gli enti locali. Ma tutti gli otto mesi di Berdini in Campidoglio - l'assessore più anziano, autorevole e conosciuto in città ma anche il più indipendente col suo passato di militanza a sinistra - sono stati scanditi da posizioni fuori dal coro rispetto a quelle del resto della squadra di governo a 5 Stelle. Da una differenza di vedute sul no alla candidatura cittadina alle Olimpiadi, era forse l'unico parzialmente sostenitore del progetto all'interno della giunta, a quella più marcata sullo stadio dell'As Roma.
E soprattutto questo dossier il punto di non ritorno nel rapporto tra l'urbanista e il Movimento. Berdini non ha mai nascosto la sua contrarietà alla realizzazione dello stadio di proprietà dell'As Roma, nella zona di Tor di Valle, così come disegnato sul progetto attuale. Una posizione che poi si è colorata con diverse sfumature, mantenendo però sempre fermo il convincimento di fondo dell'urbanista: ci sono troppe cubature oltre a quelle previste per l'arena calcistica e l'area prescelta non è funzionale. Mentre la sindaca e la maggioranza, seppur con alcuni distinguo, sembrano ormai essersi convinti di dare disco verde al progetto, l'investimento con fondi privati più grande presente in città, pari a 1,5 miliardi. La maggioranza e la sindaca Raggi, del resto, in questi mesi hanno sempre contestato a Berdini uno scarso attivismo: poche le delibere presentate, a partire dai temi ritenuti più caldi dai militanti di base grillini, come i piani di zona, l'edilizia popolare. E una visione rigorosa al limite della rigidità su alcuni progetti, eredità incompiuta dei quindici anni di governo del centro sinistra in città: dal restyling degli ex mercati generali al recupero della vecchia Fiera di Roma così come delle torri di Ligini all'Eur.
Ora resta da capire se la Raggi assumerà le due deleghe di Berdini, Urbanistica e Lavori Pubblici, o riuscirà a trovare in tempi brevi due successori, opzione che però appare più complessa vista la lista di no incassati finora da diversi tecnici del settore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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