Roma «Non torniamo al 30% discutendo di regole e di congresso, questo è certo». L'ha detto a più persone Silvio Berlusconi (nella foto) durante la trasferta a Strasburgo e chiarisce il suo umore sul dibattito infinito sulle primarie innescato da Giovanni Toti. Per il leader di Forza Italia, ora che il voto non sembra più imminente, è sui temi che interessano la gente che bisogna impegnarsi per recuperare i consensi perduti.
Lui si tiene fuori dal confronto al tavolo delle regole, che si riunirà la prossima settimana, e fa trasparire il suo disinteresse. Rincuorato anche dal sondaggio di Renato Mannheimer, pubblicato dal Giornale, che attribuisce al coordinatore pro tempore (con Mara Carfagna) un misero 2% di seguaci.
Il governatore legge nell'atteggiamento del Cavaliere un segnale allarmante. Sa che è in minoranza al tavolo delle regole, con la sua proposta di primarie allargate ai non iscritti e sa che il Cavaliere non vuole il congresso ad ottobre, semmai a dicembre. L'ha visto intervenire per impedire l'azzeramento dei coordinatori regionali, mostrando che i rinnovatori del partito debuttavano con un passo falso. E ha saputo dell'irritazione del fondatore per la sua proposta che gli riserva un ruolo onorario, con una «riserva indiana» per indicare dei parlamentari, mentre sarebbe il coordinatore uscito dalle primarie ad indicare la linea politica. Ieri sera Toti a Roma ha incontrato i suoi a cena per esprimere molte preoccupazioni, dopo essere stato con Matteo Salvini in visita nella sua Liguria e, secondo voci, mentre prepara un incontro con Giorgia Meloni. L'idea del polo sovranista non è morta. «Temo che alla fine mi costringeranno a rompere - è il succo del suo ragionamento -. Qui le cose vanno per le lunghe, ma io aspetto solo fine mese per capire se si fa melina o davvero parte il processo di rinnovamento della classe dirigente».
Di qui l'importanza della nuova riunione del board, che cercherà la sintesi tra la proposta di Toti e quella della Carfagna, per primarie solo per gli iscritti, ma anche all'ultimo minuto. Per la vicepresidente della Camera bisogna battere sui contenuti e domani a Montecitorio, con la responsabile del dipartimento Lavoro di Fi, Renata Polverini, solleciterà il governo a intervenire nelle troppe vertenze aperte, con una critica al vicepremier grillino Luigi Di Maio, titolare del Lavoro. «I dibattiti interni su regole e su primarie - dice la Carfagna - non solo non interessano a nessuno ma allontanano il nostro elettorato. Questo percorso però va aperto e chiuso in tempi rapidi. Non vorrei che per colpa nostra la cura diventi peggiore del male».
Una linea che piace molto più a Berlusconi di quella di Toti.
E il leader ha sollecitato Sestino Giacomoni a consultare i coordinatori regionali sui temi che preoccupano le popolazioni locali, come ospedali, rifiuti, tasse. «Organizzeremo da settembre - dice Giacomoni - incontri sul territorio per mostrare una squadra compatta, l'opposto delle primarie in cui uno prevale sull'altro».
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