Presidente Berlusconi, la seconda ondata del Covid sta investendo anche l'Italia. Se lo aspettava?
«Da mesi in tutte le interviste avevo messo in guardia contro questo rischio concreto, purtroppo anticipato dall'esperienza di altri paesi. Ora la situazione si è aggravata come temevo. E anche la nuova crisi temo, non sarà breve. Dobbiamo cambiare approccio: non più inseguire, ma anticipare, le necessità di spesa con tutte le risorse già disponibili in Ue, come ci raccomanda sempre il Presidente Mattarella».
Colpa degli italiani, colpa del governo, colpa del destino?
«Degli italiani certamente no. La grande maggioranza dei nostri connazionali si è comportata molto bene, ha affrontato con responsabilità e disciplina ammirevoli le fasi più dure del lockdown e ha rispettato le regole per la riapertura. Purtroppo minoranze anche piccole con i loro comportamenti irresponsabili hanno contribuito all'aggravarsi della situazione. Probabilmente c'è stato troppo lassismo nei controlli. E poi naturalmente c'è una componente imponderabile, in una malattia insidiosa e drammatica della quale conosciamo ancora poco. Io stesso ne sono stato vittima pur cercando di adottare tutte le precauzioni possibili. Per questo raccomando accoratamente il massimo rigore, nell'interesse proprio e in quello della collettività».
Che impressione le fa, avendo provato la malattia, quello che sta succedendo?
«Quello che ho passato mi rende ancora più partecipe della sofferenza dei malati, dell’angoscia dei familiari, del dolore di chi ha perduto una persona cara. So cosa significa, so cosa si prova».
Il governo sta facendo le cose giuste? Come giudica gli ultimi provvedimenti?
«È difficile dare un giudizio su misure sanitarie che fra l’altro sono in parte di competenza nazionale, in parte delle Regioni. Posso dire che in questa situazione la prudenza non è mai troppa. La libertà dei cittadini per me è sacra, ma mi rendo conto che alcune limitazioni temporanee siano inevitabili. E qualche stile di vita forse dovrà cambiare per lungo tempo».
Meglio un nuovo lockdown o prepararci a convivere con il virus?
«Con il Covid in verità stiamo ormai convivendo da otto o nove mesi, e dovremo continuare a farlo fino a quando un vaccino davvero efficace non sarà disponibile in dosi adeguate, per tutti. Anche i più ottimisti dicono che ci vorranno per questo ancora molti mesi. Non possiamo cinicamente rassegnarci a migliaia di vittime e ad una nuova esplosione della malattia che porterebbe al collasso il sistema sanitario. Certo un nuovo lockdown sarebbe una catastrofe da scongiurare con ogni mezzo: molti settori economici, già in grave sofferenza, non sopravviverebbero. C’è molta esasperazione in giro, perfettamente comprensibile, anche se questo non giustifica in alcun modo gli episodi di violenza accaduti in questi giorni, opera di pochi irresponsabili, da condannare con la massima fermezza».
L'Italia si è fatta cogliere impreparata anche questa volta?
«Dipende dalle singole realtà. Alcune scelte sono state previdenti e ora si dimostrano importanti: penso per esempio ai posti letto nella Fiera di Milano, oggetto all'epoca di polemiche e sarcasmi sorprendenti, che oggi si rivelano una preziosa riserva. Certo la situazione non è la stessa ovunque, vi sono ritardi cronici che non sono stati colmati neppure in questi mesi. Verrà il momento di fare chiarezza su tutto questo. Ma oggi non è il momento delle divisioni e delle rivalse, è quello della solidarietà e del lavoro concorde, della coesione sociale e della condivisione nelle scelte: siamo di nuovo in guerra contro un nemico insidioso».
Questo significa che Forza Italia è pronta a collaborare con il governo? È quello che il premier Conte fa intendere di volere.
«Il discorso non riguarda solo Forza Italia, riguarda il modo di fare opposizione a Roma come nelle Regioni. Non può essere un modo sguaiato, strumentale, funzionale solo a raccogliere consenso speculando sulle paure delle persone. Esiste un interesse nazionale preminente che deve portare ad unire gli sforzi. Forza Italia si è resa da subito disponibile a lavorare in questo spirito, anche nei giorni scorsi abbiamo inviato al presidente del Consiglio un documento con 10 proposte importanti, su sanità, trasporti, scuola, risarcimento immediato e pieno alle imprese di cui si limita o si impedisce l'attività. Ma credo sia giusto riconoscere che tutto il centrodestra sta dimostrando senso di responsabilità. Altrettanto si può dire per il governo e la sua maggioranza? Nei confronti del Parlamento, delle opposizioni, delle forze economiche e sociali? E degli altri livelli istituzionali?».
Responsabilità fino al punto di garantire al governo i voti che potrebbero mancare al Senato?
«Non si può banalizzare la questione, riducendola ai termini della tattica parlamentare. Comunque su questo argomento non ci possono essere equivoci: nessun voto per salvare il governo, tutti i voti necessari per fare le cose utili al Paese. Per esempio se il Mes, che è indispensabile per dare fondi a un tasso straordinariamente conveniente alla nostra sanità (e mettere così in sicurezza gli italiani), venisse portato in Parlamento, i nostri voti sarebbero certamente a favore, come diciamo da mesi. Altra cosa è un sostegno politico al governo».
Sosterrebbe una maggioranza diversa da questa, magari senza i Cinque Stelle?
«L'ho già detto più volte, non mi pare uno scenario realistico, quindi è inutile parlarne».
E un governo di unità nazionale, per affrontare l'emergenza?
«Anche questo non mi pare possibile e neppure desiderabile. Soluzioni confuse, che vedono al governo forze politiche contraddittorie, non fanno il bene del Paese. Dobbiamo essere uniti nella lotta all'emergenza, ciascuno nei rispettivi ruoli di maggioranza e opposizione. Siamo all'inizio della sessione di bilancio, possiamo lavorare insieme, maggioranza e opposizione, per garantire al Paese le risorse necessarie a superare la doppia crisi: quella sanitaria e quella economica. Risorse e strategie: noi ci siamo, per decisioni comuni».
Come giudica l'azione del premier Conte?
«Ha un compito molto difficile e una maggioranza composita e conflittuale da tenere insieme. Forse per questo ha evidenti difficoltà a coinvolgere l'opposizione. Noi abbiamo chiesto un ascolto che non sia solo formale. Non abbiamo bisogno di atti di cortesia, vogliamo collaborare concretamente a far uscire il Paese da una situazione drammatica».
Cosa cambierebbe se lei fosse ancora premier?
«Sul piano della politica sanitaria posso dire poco, perché le scelte devono essere fatte sulla base del parere degli esperti più autorevoli. Certamente, potendo contare sui fondi del Mes disponibili dallo scorso mese di giugno, che il governo e la maggioranza inspiegabilmente si rifiutano di usare, saremmo arrivati a questa seconda e prevedibilissima ondata meglio attrezzati dal punto di vista delle strutture sanitarie, con più rianimazioni, con più personale addestrato. Io avevo suggerito ad esempio di realizzare degli ospedali riservati ai malati di Covid (uno ogni 500 mila abitanti), anche riaprendo i molti ospedali chiusi negli ultimi anni al fine di ridurre le spese sanitarie nazionali. Mi dicono che sono molte le visite e le degenze rinviate per altre malattie e che se si continuerà con l'attuale ritmo dei contagi dalla metà di novembre si satureranno le terapie intensive, mentre già adesso sono in grave sofferenza i posti nei reparti Covid ordinari. Data questa situazione chiedere oggi altri sacrifici agli italiani, chiunque governi, è inevitabile. Ma proprio per questo insieme ai sacrifici dobbiamo offrire un concreto risarcimento alle categorie danneggiate. Le risorse, lo ripeto, ci sono e ce le mette a disposizione l'Unione europea. Fra Mes (sanità), Sure (occupazione e disoccupazione), Bei (garanzie per le imprese), ci sono per l'Italia quasi 100 miliardi da utilizzare subito (in questo scorcio di 2020), fino all'arrivo, da giugno 2021 in poi, del Recovery».
Cosa significa in concreto?
«Significa che per ogni attività che viene obbligata a chiudere ci deve essere subito, contestualmente, un risarcimento economico pieno. Questo finora non è avvenuto, né in misura adeguata, né nei tempi necessari, nonostante le ingenti somme stanziate con ripetuti scostamenti di bilancio (più di 100 miliardi con i tre decreti da marzo 2020 in poi), che responsabilmente anche noi abbiamo votato. Ma adesso servono risorse aggiuntive sia per il 2020 che per il prossimo anno. Interi settori rischiano il tracollo, con conseguenze sociali devastanti. Una cosa sono i ragazzi che per spavalderia o incoscienza non vogliono usare la mascherina, un'altra sono gli operatori economici - penso per esempio al turismo, alla ristorazione, allo spettacolo - che rischiano di fallire. Significano lavoratori a casa, famiglie sul lastrico. Gli italiani fin qui si sono dimostrati molto disciplinati e io rivolgo a tutti un appello dal profondo del cuore affinché continuino a farlo. Ma non si può abusare della loro pazienza. Riscriviamo, lo ripeto, insieme la nuova legge di bilancio, votiamo un nuovo scostamento per novembre/dicembre 2020 (almeno 20 miliardi per i risarcimenti alle imprese colpite), e definiamo, almeno raddoppiandolo, quello per il 2021. Basta sottovalutazioni o minimalismi, come a marzo di quest'anno. Mettiamo subito tutto il fieno necessario in cascina. E poi non facciamoci trovare impreparati all'utilizzo dei 209 miliardi del Next Generation Ue».
Come uscirà l'Europa da questa vicenda?
«Spero con la consapevolezza che abbiamo non soltanto radici comuni e valori condivisi, ma anche un destino comune. La pandemia è la dimostrazione del fatto che nulla è scontato e acquisito per sempre, né la salute, né il benessere, né la libertà. Ma insegna anche che in un mondo globalizzato le sfide nessuno può affrontarle e vincerle da solo. Sconfiggeremo il Coronavirus, prima o poi, e su questo tema l'Europa ha dimostrato anche all'Italia di saper essere solidale. Non perdiamo questa grande occasione.
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