Un ritorno in grande stile è quello che ha in mente Silvio Berlusconi. Lo ha annunciato ieri, da Bisceglie, dove circa duecento persone cenavano con lui nella cornice di villa Ciardi a Bisceglie, in un evento per raccogliere fondi per il partito. E oggi il leader di Forza Italia è tornato a parlare dal Palafiere di Lecce.
È arrivato intorno alle 19.30, un po' in ritardo sul programma e pronto per il comizio a sostegno della candidata in Forza Italia per le Regionali, Adriana Poli Bortone. Un breve saluto prima di lasciarle il palco e un commento veloce su Fitto. "C'è chi ha fatto operazione di disturbo - dice -, senza alcun senso politico e senza speranza. Qualcuno voleva andare oltre, ma per me è andato fuori".
Una risposta a una punzecchiatura arrivata nel pomeriggio proprio da Fitto, che sul suo blog citava un video di dodici mesi fa, in cui il Cavaliere lo definiva "l'amico dei momenti difficili". "Non abbiamo con noi nè scissioni, nè traditori che prima si definivano lealisti", ha detto invece la Poli Bortone durante il comizio, dichiarandosi pronta a lavorare con Berlusconi "per togliere i comunisti dal governo".
Un invito agli elettori, quello del Cavaliere, che ha parlato di una "sinistra militarizzata" e compatta alle urne, a cui deve replicare "una grande forza unica, moderata, conservatrice, liberale". Tornando con la memoria ai tempi della Prima Repubblica, Berlusconi ha ricordato che anche allora il voto dei moderati era frazionato. "Ne sono venuti fuori cinque partiti, uno grande, uno medio, tre piccoli, che non hanno trovato spesso l’equilibrio per fare le cose che dovevano essere fatte".
La forza che Berlusconi ha in mente è "come il Partito repubblicano americano", in quegli Stati Uniti in cui "esistono solo due grandi forze, così in Europa, il Partito popolare europeo, che è la grande famiglia della democrazia e libertà e l'altra forza il Pse, al di fuori di queste due forze non ce n'è per niente e nessuno".
Citando un episodio della sua infanzia, il Cav ha parlato di un sacerdote russo "che raccontò cos'era il comunismo", ribadendo che l'ingresso in campo del '94 fu dovuto "al rischio che si impossessasse del Paese". "Per i comunisti noi cittadini siamo al servizio dello Stato e quando lo Stato, cioè il governo al potere decide che vanno tolti di i diritti, questo si deve fare - ha aggiunto -. Noi pensiamo il contrario e cioè che sia lo Stato al nostro servizio".
Il richiamo all'unità è forte anche nel dire che non si può e non si
deve "mettere in campo un piccolo partito", perché vorrebbe dire "sottrarre voti al centrodestra. Non funziona chiamarsi lealisti o ricostruttori, in Italia chi vota contro i candidati del suo partito è chiamato traditore".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.