È vero, le amministrative sono solo un test. Significativo, certo. Ma soltanto un test. Quindi i risultati vanno analizzati e pesati ma non vanno presi come specchio di come si muove il consenso a livello nazionale. Lo dice lo stesso Salvini rispondendo alla Meloni che chiedeva agli alleati di lasciare il governo di unità nazionale. «Governare il Paese non è mica come amministrare Belluno». D'altronde è anche vero che quello guidato da Draghi è un gabinetto che ha soltanto undici mesi di vita. E che quindi è lecito, se non necessario, interrogarsi sulla tenuta della coalizione e immaginare come preparare al meglio la campagna elettorale per le elezioni politiche del '23.
Innanzitutto c'è bisogno di unità. Perché dalle urne emerge come dato macroscopico che l'unità della coalizione porta il centrodestra ovunque in vantaggio rispetto ai concorrenti e questo è un viatico significativo per preparare al meglio le prossime politiche.
Ad Arcore, per esempio, dove ieri Berlusconi ha radunato i vertici del partito, si ribadisce che l'unità fa la forza e che in questo turno elettorale è stata premiata anche la scelta di puntare su candidati moderati che hanno saputo raccogliere ampi consensi anche fuori dal bacino tradizionale. Ora è il momento di prepararsi a conquistare con tutto il centrodestra Palazzo Chigi. «Per governare il Paese, le idee e il linguaggio dei liberali, dei cattolici, degli europeisti, dei garantisti, rappresentati da Forza Italia, saranno assolutamente essenziali - spiega il leader azzurro -. Forza Italia d'altronde conferma di essere un grande partito nazionale, radicato e stabile. Il dato dei voti di lista, anche senza considerare le liste civiche a noi molto vicine, dimostra una crescita del peso specifico di Forza Italia sul piano generale e all'interno della coalizione».
Anche Licia Ronzulli, vicepresidente dei senatori azzurri, sostiene che i numeri di questo voto parlano chiaro. «E con i numeri, anche il buon senso: uniti si vince». E sulla leadership del centrodestra non ha dubbi. «Per noi il tema non è mai stato e non è chi fa il leader - dice -. L'ottimo risultato ora ottenuto nasce dal concorso di idee e di forze diverse, tutte essenziali per vincere». Di certo è cambiato il peso specifico di Fratelli d'Italia e questo è il messaggio che da via della Scrofa mandano agli alleati. Il responsabile organizzativo, Giovanni Donzelli, ci tiene a rassicurare gli alleati: «L'importante è la coalizione. Abbiamo dimostrato che unito il centrodestra vince».
Nel corso della riunione di Arcore, poi, è emerso un altro dato importante: la debolezza degli avversari. «La crisi irreversibile del Movimento 5S rende la coalizione di sinistra non competitiva in vista delle elezioni politiche del 2023 - ricorda Berlusconi -. La scomparsa dei 5S ci impegna a offrire a questi elettori scontenti una risposta altrettanto forte, ma più seria, alla crisi di credibilità della politica. Forza Italia del resto è nata proprio per questo, per rinnovare la politica, con professionalità e senso di responsabilità». Berlusconi però non crede al terzo polo o ad altre alchimie e, osservando i dati ricorda: «Le liste centriste non sono riuscite ad influenzare la scelta dei sindaci».
Ed è forse proprio la disperazione degli avversari che porta alcuni di loro a gaffe politiche fuori misura. Come le accuse rivolte da Lia Quartapelle, responsabile esteri del Pd, che prima dice che il «passato fascista» di FdI «non passa», poi inserisce il partito della Meloni in una cosiddetta «internazionale di destra, sostenuta finanziariamente dalla Russi e legata alla destra trumpiana». Accuse che cercano di delegittimare un avversario considerato più che pericoloso dal punto di vista politico. A smentirla non servono i dirigenti di Fratelli d'Italia che pur hanno fatto quadrato indignati attorno alla loro leader. Bastano gli analisti che hanno sottolineato tra le ragioni del successo di consensi anche il fatto che la Meloni ha sempre tenuto saldamente la barra orientata su un ferreo atlantismo. E la stessa leader pubblica su Twitter una domanda aperta per il segretario dem: «La responsabile Esteri del Pd ci accusa di essere sostenuti finanziariamente dalla Russia. Pretendo di sapere da Letta se condivide queste affermazioni».
E nella sua replica Letta evita l'accenno alla Russia ma dice: «Sulle parole della Meloni in Spagna (il riferimento è alla sua partecipazione a una manifestazione del partito spagnolo Vox, ndr) penso tutto il male possibile».
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