Una lite, in una famiglia che resta solida e va avanti. Luca Bernardo non si ferma - neanche per un giorno - e i partiti che lo sostengono garantiranno gli sforzi necessari alla sua corsa. «Certamente sì - ha annunciato il medico candidato del centrodestra - arriveranno i finanziamenti».
A Milano, e non solo, si continua a parlare della sfuriata di venerdì, quando Bernardo - lo si è saputo da un suo messaggio vocale pubblicato da Repubblica - ha chiesto ai partiti più impegno (anche finanziario) e più sintonia, arrivando ad evocare anche un suo ritiro dalla campagna elettorale in mancanza di uno sforzo adeguato. L'appello ha ottenuto il risultato sperato, tanto che i partiti hanno subito firmato una nota congiunta garantendo ogni tipo di impegno. Eppure qualcuno ha visto nell'episodio un segnale di fragilità di questo centrodestra. L'ex sindaco Gabriele Albertini, ieri, ha letto questa vicenda come una conseguenza di «una lotta interna tra partiti della coalizione per la leadership», riferendosi evidentemente a Lega e Fratelli d'Italia. Ma il colonnello milanese di Fdi, Ignazio La Russa, rispondendo per le rime ad Albertini, ha spiegato anche «l'equivoco»: fra i due partiti, che hanno scelto rispettivamente il candidato sindaco di Milano e Roma, ci sarebbe stato un accordo secondo il quale ciascuna delle due forze avrebbe provveduto a sostenere direttamente il peso della campagna del candidato sindaco, continuando poi - ovviamente - a fare la propria corsa di lista. A riprova dell'impegno rinnovato, La Russa si è proposto come portavoce del candidato. Ma a dire il vero ieri, tutto il centrodestra ha assecondato un ricostruzione che minimizza l'accaduto.
Il candidato sindaco della sinistra, Beppe Sala, invece ha «maramaldeggiato» un po', prima biasimando la scarsa tenuta del rivale, poi ergendosi a esempio di autonomia: «Fare i conti in tasca ad altri è anche sgradevole - ha premesso - ma posso dire che io dai partiti ricevo la somma di euro zero. Godo di tanta stima, ho amici, conoscenti, estimatori che mi aiutano in trasparenza». Peccato che Sala abbia ammesso di aver bussato alla porta della politica nel 2016: «Ovviamente - - spiegò allora - ho chiesto anche un contributo al principale partito della coalizione, ovvero il Pd. Il Pd nazionale mi ha in parte finanziato direttamente e in parte ha veicolato alcuni suoi finanziatori».
Cinque anni dopo, Bernardo deve sorbirsi la lezione di Sala che fa tutto da solo: «Mi sarei meravigliato che dopo Expo e 5 anni da sindaco Sala non chiedesse anche a quelli che sono i suoi amici - ha replicato ieri -. Io di andare a chiedere ai miei amici ho un po' vergogna e timore, preferisco fare le cose più trasparenti e ufficiali e chiederlo ai partiti». Anche la diffusione del «vocale» brucia, e Bernardo presenterà un esposto. «Un messaggio vocale in una chat privata, una comunicazione interna è finito non si sa come ai giornalisti - ha spiegato -. Darò mandato al mio legale di avviare una denuncia alla magistratura o alla polizia postale».
Ma al di là delle ripicche e delle denunce, il caso è rientrato. «Con i partiti ci siamo trovati.
Abbiamo trovato la normale sintesi - ha detto il candidato sindaco partecipando a un'iniziativa di Forza Italia - con la normale discussione interna che ci permette di andare avanti come una famiglia». È il momento di ostentare certezze e motivazioni: «Non potrei mai lasciare - ha assicurato Bernardo -. Devo rispondere ai cittadini. Questa non è la Milano che vogliamo».
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