La scintilla è scoccata a Carbonia. Poi li abbiamo rivisti a Orosei. Infine a Nuoro, la Vittorio Veneto della Grande Guerra sarda del campo largo. Pd e Cinque Stelle si sono innamorati. I cuori giallorossi battono all'unisono per Alessandra Todde e Pierluigi Bersani. Altro che Elly e Giuseppi, c'è spazio solo per Ale e Pigi. La coppia di cui non sapevano di avere bisogno. Eppure erano lì, proprio sotto al loro naso. La Todde vegetava a Montecitorio e si accontentava di fare la numero due di Giuseppe Conte. Insieme a pesi massimi del calibro di Michele Gubitosa, Riccardo Ricciardi e Mario Turco. E Bersani? A parte qualche comparsata su La7, si ricordavano di lui per il tragico streaming con Beppe Grillo e per le metafore. Senza dimenticare il boccale di birra, triste e solitario, di una decina di anni fa. E l'imitazione di Maurizio Crozza. Iconica. Fino a giugno scorso Bersani non era nemmeno nel Pd, annaspava con le percentuali da zero virgola della dimenticabile esperienza di Articolo 1, che si è sciolto nove mesi fa. Sardegna galeotta. Tutto grazie all'intuizione di Elly Schlein, che ha pensato di farli incontrare prima nel Sulcis, quindi nelle Baronie. Todde ha voluto Bersani anche a Nuoro, alla chiusura della campagna elettorale. Preferito a Conte e Schlein, che avevano fatto in velocità le valigie per Roma e sono volati di nuovo in Sardegna per brindare, senza nemmeno il tempo di disfare i bagagli. In effetti il duo è ben assortito. C'è la grillina raziocinante e plurilaureata. Con lei l'usato sicuro. Lui, che ormai ci gioca con lo sfottò delle metafore. «Mi sento come il prosciutto dentro al panino, tra la speranza dell'Abruzzo e la speranza del Pd», ha detto entrando in un bar di Sulmona, provincia dell'Aquila, in campagna elettorale con l'obiettivo di ripetere il miracolo della Sardegna. Todde è la pentastellata con la penna rossa. Bersani è lo zio simpatico che ogni Sardina, nel senso di Mattia Santori, vorrebbe accanto al cenone della Vigilia di Natale. E allora tutti in Abruzzo. Un filotto di eventi elettorali per l'ex segretario del Pd, umiliato da Grillo nel 2013. Sulmona e L'Aquila. Lanciano e Val Pescara. Bersani undici anni fa voleva fare il premier, ora è finito a fare l'amuleto della Schlein. È il campo largo dei portafortuna. Infatti i giallorossi hanno spedito in Abruzzo pure la Todde, l'altro talismano. Dal materialismo storico alla sinistra metafisica. Con la speranza che basti la presenza dei nuovi guru per battere il centrodestra ovunque.
La fiducia negli sciamani del campo largo è così tanta che i progressisti confidano che sia sufficiente l'imposizione delle mani dei due per tornare di gran carriera a Palazzo Chigi. Inevitabile allora la grancassa mediatica. Giovedì scorso, prima di proseguire per L'Aquila, la neo presidente della Sardegna ha fatto tappa nello studio di Piazzapulita, a Roma. Un'intervista in grande stile. Nel faccia a faccia su La7 con Corrado Formigli, la Todde ha ricordato il nonno «macellaio antifascista» mandato al confino. Luca Telese, su Oggi, ha coniato per lei una nuova parola: Toddismo.
Il Corriere della Sera ha sentenziato: «Bersani è la rockstar del centrosinistra». In Transatlantico un dirigente del Pd ci spera: «Bersani potrebbe essere l'unico federatore del campo largo». Con la benedizione di «Santa Todde».
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