Ira Bertolaso su Arcuri e Conte. E si sfoga: "C'è chi mi chiama per 38..."

L'ex capo della protezione civile contro il governo: "Nella seconda ondata ha dormito". E rivela: "Da medico non voglio più ricevere certe telefonate..."

Ira Bertolaso su Arcuri e Conte. E si sfoga: "C'è chi mi chiama per 38..."

Dopo la realizzazione dell'ospedale Covid alla Fiera di Milano - vittima di innumerevoli critiche nei mesi scorsi ma ora diventato fiore all'occhiello del nostro Paese - e a Civitanova Marche, Guido Bertolaso continua il proprio lavoro per fronteggiare l'emergenza Coronavirus. Lo fa, ad esempio, analizzando i numeri dell'Umbria, la cui governatrice e molti sindaci gli hanno chiesto una mano: "Anche in quei territori, che pure non sono i più colpiti, le previsioni da qui a quindici giorni sono serie". Ora ci troviamo a un bivio: da quale parte bisogna andare? Non lo sa neanche il governo, che nelle prossime ore partorità l'ennesimo Dpcm. A suo giudizio bisognerebbe fermare tutto per un mese poiché la situazione è destinata a peggiorare: "Bisogna senz'altro chiudere il Paese per rallentare i contagi". A una condizione però: che si colga l'occasione per resettare la macchina organizzativa: "È al collasso. Non voglio più vedere le code di ambulanze che intasano i pronto soccorso, come accadeva nelle zone terremotate, perché manca ancora il filtro della medicina territoriale".

L'ex capo della protezione civile ha usato parole di certo non morbide nei confronti dell'esecutivo giallorosso, accusato di essersi fatto trovare impreparato in occasione della seconda ondata: "Non doveva andare così. Nella prima ondata siamo stati tempestivi, nella seconda hanno dormito". E non ha fatto mancare delle palesi frecciatine contro alcuni rappresentanti delle istituzioni: "C'è chi si è messo a scrivere libri sul virus sconfitto. Altri sono andati al mare a farsi fotografare. Altri ancora sono andati un po' troppo in tv". Ha poi rivelato che da medico non vorrebbe più ricevere certe telefonate: "Mi chiamano per dirmi: ho 38 e mezzo di febbre e sto andando in ospedale con l'ambulanza. Ma stiamo scherzando?". Appare evidente come gli italiani siano profondamente delusi dalle istituzioni politiche: mentre nella scorsa primavera hanno rispettato le regole con disciplina invidiabile, "oggi si aspettavano una reazione formidabile del governo, un esercito schierato pronto a combattere il virus". Risposta che però non è arrivata: "Ci siamo fatti travolgere di nuovo. Per me è una grande amarezza".

La frecciatina a Conte

Nell'intervista rilasciata a La Verità, Bertolaso si è espresso pure sull'operato di Domenico Arcuri: "Sono rimasto sconcertato quando ho visto che i primi bandi sono stati pubblicati a ottobre". Comunque rimane convinto del fatto che neanche con le 5mila terapie intensive promesse si sarebbe risolto definitivamente il problema, visto che manca personale e che per dieci letti servono una ventina di rianimatori ogni giorno: "Dove sono questi operatori? Qualcuno li assunti? Qualcuno li ha formati?". Nel frattempo il commissario all'emergenza Covid-19 ha annunciato un piano da 300mila tamponi, ma sui tempi c'è ancora confusione. In pratica l'Italia vive nel perenne ritardo: "Non vorrei che il commissario all'emergenza vivesse in un altro fuso orario rispetto a noi. Comunque il problema non è Arcuri, ma chi lo ha messo su quella poltrona".

Ed è qui che arriva la bordata diretta al premier Giuseppe Conte e alla maggioranza: "In questo governo, purtroppo, la cultura dell'emergenza non esiste. Anche sul piano tecnico, non sanno cosa sia il fattore tempo". Tra i giallorossi vi sono diversi filoni di pensiero, e tutto ciò complica l'essere tempestivi nelle occasioni di maggiore emergenza: "Non si mettono d'accordo perché hanno tutti perso autorevolezza. Che è diversa dall'autorità". Eppure gli esponenti del governo si giustificano dicendo che il virus sta facendo danni anche all'estero: "E che vuol dire? Nelle regole della protezione civile non sta scritto da nessuna parte 'mal comune mezzo gaudio'".

Bertolaso infine ha rivolto un invito al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, "una persona autorevole, a differenza di Conte": consapevole che la situazione andrà via via peggiorando, con le relative conseguenze economiche, chiudere ora per riaprire il primo dicembre in tempo per le attività prenatalizie. "Oggi può ancora funzionare. Ma se perdiamo tempo, non sono sicuro che mangeremo il panettone tranquilli", ha avvertito l'ex capo della protezione civile.

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