L'8 marzo è la giornata internazionale della donna. E ieri, anche in Italia, si sono svolte alcune manifestazioni delle femminisite (più incallite). Fra cartelloni, striscioni, bandiere e magliette colorate di rosa, le donne si sono fatte sentire. Ma mentre alzavano la voce, alzavano anche qualcos'altro: fumogeni, vernice (rigorosamente rosa) per imbrattare statue, come è accaduto a Milano per la statua di Indro Montanelli, e tutto ciò che serve per mettere a segno veri e propri atti vandalici.
E mentre a Milano il corteo delle femministe organizzato dal movimento Non una di meno è partito intono alle 19 da piazza Duca d'Aosta, a Roma le manifestanti si sono riversate nel pieno centro della Capitale già da inizio mattinata, intonando cori di qualunque genere. Le femministe, quindi, incrociano le braccia al petto, marciano spedite e tirano in ballo il sessismo, le violenze di genere, le molestie, la precarietò, la disparietà salariale e l'omofobia. E mentre nell'aria di Roma si sentono le loro grida, le piazze si popolano di cartelli. Cartelli di protesta, ma anche cartelli di insulti. E chi mai poteva finire nel calderone degli insulti? Il ministro Matteo Salvini.
Le "pacifiche" femministe non ci sono andate giù tanto per la leggera. Nello scrivere su cartelli e strisiconi si sono letteralmente sbizzarrite fra parolacce e vergognose bestemmie. E in un piccolo (ma esplicativo al massimo) fermo immagine, Matteo Salvini ha voluto documentare "quanta educazione e quanto rispetto" hanno dimostrato ieri a Roma queste donne agguerritissime.
Si passa, infatti, da un "Salvini ce l'ha piccolo" a un "il corpo è il mio e non di quel porco di ... ".
Lasciamo i puntini di sopsensione perché tanto non serve troppa immaginazione per capire cosa manca per completare la bestemmia. Ma ora una domanda sorge spontanea: con questi cartelloni, striscioni, atti vandalici - esattamente -cosa vogliono dimostrare le femministe? Intanto Salvini manda "anche a loro bacioni".
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