David Bowie ed Elizabeth Taylor, abbracciati, che si passano una sigaretta: in una foto fuma uno, nella successiva l'altra. Lo scatto catturato nel 1975 da Terry O'Neill a Beverly Hills oggi non sarebbe più possibile. L'enclave di Los Angeles, casa di tante celebrità e sede di alberghi e locali di lusso, è diventata la capofila della lotta al fumo. L'altro ieri il Consiglio comunale della città californiana da 34mila abitanti ha approvato la misura più drastica: a partire dal primo gennaio 2021 sarà vietata la vendita di tabacco, vale a dire di sigarette (anche elettroniche), sigari, tabacco da masticare e ogni altro prodotto che ne contenga. Il bando riguarda tutti i rivenditori, compresi stazioni di rifornimento, negozi di alimentari ed edicole. Sono esclusi solo gli hotel, dove gli ospiti potranno continuare ad acquistare tabacco ma solo attraverso il servizio interno, e tre locali specializzati per gli amanti dei sigari. Beverly Hills è la prima città statunitense ad approvare un provvedimento simile. Per il sindaco John Mirisch non è un azzardo, ma un orgoglio. «Questa iniziativa riflette i valori della nostra comunità - ha detto il primo cittadino repubblicano -. Qualcuno doveva essere il primo, e quei primi abbiamo deciso di essere noi». Bowie e Taylor, in realtà, in quella foto non avrebbero potuto fumare nemmeno se si fossero portati la stecca da casa. L'amministrazione, infatti, negli anni ha provveduto a impedire il fumo quasi ovunque sul proprio territorio. Nella città dall'iconico codice postale, 90210, è vietato fumare su strade e marciapiedi a meno che non si sia in movimento (chi sta fermo a fumare è passibile di multa), nei veicoli parcheggiati, nei parchi, nei mercati e anche nei condomini dove, dall'inizio dell'anno scorso, è vietato farsi un «tiro» non solo negli spazi comuni, ma anche in giardini, verande e balconi privati. Beverly Hills ha anche attivato un programma gratuito all'ospedale Cedars-Sinai di Los Angeles per chi vive o lavora in città e vuole un aiuto per smetterla con le sigarette.
Un provvedimento del genere non poteva che essere approvato in California, primo Stato Usa a prendere misure anti-fumo, ancora nel 1987: già più di trent'anni fa furono vietate le sigarette nei ristoranti e, dieci anni dopo, anche nei bar. Nonché lo Stato con la percentuale più bassa di fumatori: secondo i dati dei Centers for Disease Control and Prevention, organismo governativo di controllo sulla sanità pubblica, nel 2015 in California dichiarava di fumare solo l'8 per cento degli adulti (sopra i 18 anni), il dato più basso a livello nazionale insieme a quello analogo registrato nello Utah. I più «tossici» sono invece il Kentucky (21,1 per cento di adulti fumatori) e il West Virginia (21,7 per cento). In Italia, per fare un paragone, nel 2016 si dichiarava fumatore il 19,8 per cento della popolazione sopra i 14 anni (dati Istat). A livello federale non esistono leggi restrittive sul fumo: qualunque iniziativa è presa a livello statale o addirittura di municipio, come nel caso di Beverly Hills, che a questo punto risulta la città con la normativa più severa di tutti gli Usa. E che potrebbe fare da modello per altre amministrazioni: la vicina Manhattan Beach - la Newport della serie televisiva The O.C.
- vorrebbe seguire la stessa strada. «I colleghi di Beverly Hills hanno posizionato l'asticella abbastanza in alto - ha commentato il sindaco Richard Montgomery -. Ma in questo modo ci stanno spronando a fare questo coraggioso passo in avanti».
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