Sono stati gli undici minuti più lunghi e più costosi della storia. Quelli in cui Jeff Bezos, l'uomo più ricco della Terra, quella stessa Terra l'ha lasciata, volando con la navicella New Shepard della sua compagnia Blue Origin a oltre cento chilometri dalla superficie del nostro stanco e vecchio pianeta. Certo, una decina di giorni fa la stessa cosa l'aveva fatta l'altro riccone Richard Branson con la sua Virgin Galactic. Ma la stessa cosa non è proprio la stessa. Perché Branson si era tenuto al di qua della linea di Karman, che per convenzione internazionale definisce il confine immaginario tra l'atmosfera terrestre e lo spazio. Mentre Bezos e i suoi compagni di viaggio quella linea l'hanno superata. L'ha spiegato bene ieri l'astronauta italiano Umberto Guidoni, secondo cui quello del fondatore di Amazon è tecnicamente il primo vero viaggio dei turisti spaziali e non di astronauti, visto che «sul New Shepard è tutto automatizzato, non c'è nemmeno un pilota a bordo».
Erano le 15,13 ora italiana quando la New Shepard, dedicato ad Alan Shepard, il primo americano a essere andato nello spazio nel 1961, si è staccata da terra a Van Horn, nel texas Occidentale, tra fiamme, tuoni e fumo. Uno spettacolo assai più simile a un lancio di un missile di quanto sia stato dieci giorni fa la partenza del Virgin Galactic, molto somigliante a un aereo tradizionale. A bordo della navicella, oltre a Bezos con il suo cappello da cow boy, il fratello Mark, il diciottenne olandese Oliver Daemen e l'ottantaduenne statunitense Wally Funk, rispettivamente il più giovane e il più anziano viaggiatori spaziali della storia. Il primo uno studente di medicina che era l'unico ad aver pagato un biglietto per stare là. Anzi, il ticket lo aveva pagato il padre, Joes Daemen, ceo di Somerset Capital Partners, che ha scucito 28 milioni di dollari perché il rampollo sostituisse il rinunciatario vincitore dell'asta che aveva messo in palio il seggiolino. La seconda è un'aviatrice che negli anni sessanta era stata selezionata per partire a una missione femminile della Nasa poi abortita, e quindi la sua presenza rappresenta una rivincita per lei e per tutte le donne.
La missione di Blue Origin, avvenuta simbolicamente nel giorno del cinquantaduesimo anniversario dello sbarco dell'uomo sulla Luna avvenuto il 20 luglio 1969, era la sedicesima dalla fondazione della società ma la prima con equipaggio umano. I quattro non hanno fatto un vero e proprio addestramento, ma un semplice corso all'interno del training center di Blue Origin dove sono stati riprodotti gli scossoni e i rumori realmente avvertiti nella capsula. Poi l'arrivo al centro spaziale, la solenne passerella sulla lunga scalinata della torre che conduce all'ingresso della capsula quindi il conto alla rovescia e la partenza. L'altezza raggiunta è stata di 106 chilometri, poi la navicella è rientrata verso terra con l'aiuto di un grande paracadute. L'atterraggio nel deserto del Texas è stato abbastanza dolce e ha sollevato una dolce nuvoletta di polvere. Poi dalla navicella sono scesi dapprima Bezos e poi alla spicciolata gli altri: Oliver, Wally, Mark. A tutti è stato calcato il tradizionale cappello texano, poi fiumi di Champagne sono stati bevuti e versati a terra. I viaggiatori erano tutti entusiasti, quasi increduli. «Il giorno più bello di sempre», ha detto Bezos senior, mentre Bezos junior ha constatato: «Mi sento incredibilmente bene».
Poi Bezos ha sviluppato qualche concetto più articolato. «Ogni astronauta che sia stato nello Spazio, dice che si tratta di qualcosa che lo ha cambiato - ha detto -. Sono colpiti e sbalorditi dalla Terra, dalla sua bellezza ma anche dalla sua fragilità e posso garantirlo». Bezos ha incassato anche le congratulazioni della Nasa.
«Non vediamo l'ora di fare voli futuri con a bordo ricercatori e carichi tecnologici utili, sostenuti dalla Nasa», si legge nel tweet rilasciato dall'agenzia spaziale americana dopo il successo della missione privata. Lo spazio è tornato ad abitare il nostro futuro.
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