Il tema delle pensioni continua a dividere le forze politiche di maggioranza. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo sentito i deputati Antonio Misiani (Pd) e Claudio Durigon (Lega).
In linea generale lei è favorevole o contrario al sistema delle quote?
Durigon: “Noi abbiamo inserito Quota 100 in un contesto in cui la legge Fornero aveva innalzato di 7 anni l’età pensionabile. Quota 100 ha dato un respiro a un mercato del lavoro in uscita che, in qualche modo, era stato usurpato dalla legge Fornero. È un sistema molto più equo. Il nostro progetto – e lo abbiamo detto anche quando abbiamo introdotto Quota 100 – era quello di arrivare a Quota 41 come 41 sarebbero gli anni di contribuzione necessari per andare in pensione. Un progetto che, poi, avrebbe avuto anche delle agevolazioni per le donne”.
Misiani: "Sono abbastanza scettico. È un meccanismo molto rigido che agevola una parte ben determinata del mondo del lavoro ma non permette di tenere conto di chi fa lavori gravosi, della specificità delle donne, delle carriere contributive discontinue".
In particolare Quota100 deve essere cambiata?
Durigon: “Noi abbiamo costruito Quota 100 per dare un respiro al sistema in uscita dal mercato del lavoro e, poi, per creare Quota 41. Ma è normale che questo è un governo d’emergenza e non politico e, quindi, dovremmo trattare e capire cosa potremo fare nei prossimi anni”.
Misiani: "Assolutamente sì. Quota 100 è stata una finestra di uscita solo temporanea, iniqua e molto costosa. Serve un meccanismo diverso di pensionamento anticipato".
Scalone, scalini...Qual è la soluzione per non ritrovarsi con nuovi esodati?
Durigon: “Esodati non ce ne sono. Gli esodati li ha fatti la legge Fornero. Qui abbiamo persone che sarebbero potute andare in pensione con Quota100 che non è stata rifinanziata e, perciò, devono raggiungere altri requisiti. Noi stiamo lavorando affinché tali requisiti siano soddisfacenti per tutti. Sottolineo, inoltre, che gli esodati della Fornero sono costati 11 miliardi, mentre Quota100 solo 12”.
Misiani: "Io credo che la soluzione migliore sia recuperare la flessibilità che stava alla base della riforma del 1995. Dobbiamo lasciare ai lavoratori la libertà di andare in pensione prima, con un assegno ricalcolato interamente con criteri contributivi. Vuoi andare via prima? Lo puoi fare, ma con un assegno ridotto. Accanto a questo meccanismo generale, va prorogata ed estesa APE sociale per affrontare i casi particolari legati a disoccupazione, carichi familiari, lavori gravosi, ecc...".
La riforma delle pensioni potrebbe o dovrebbe prevedere anche un aumento delle minime, magari fino a mille euro?
Durigon: "Il rischio di avere pensioni minime troppo basse è quello che non danno liquidità al sistema lavorativo e pensionistico. È chiaro che questo è un tema che sarà toccato dal prossimo governo, ma nella nostra visione l’aumento delle pensioni c’è”.
Misiani: "Bisogna affrontare il problema dei giovani, che in futuro rischiano di andare in pensione con trattamenti da fame. Bisogna spingere molto di più sui fondi pensione integrativi e introdurre una soglia di garanzia, un minimo vitale per chi andrà in pensione interamente con il sistema contributivo".
L'INPS ha deciso di non erogare più le pensioni alle persone con una disabilità tra il 74% e il 99% che lavorano, indipendentemente da quanto guadagnano col loro lavoro. Lei è d'accordo?
Durigon: “Non penso che l’Inps abbia questo potere che, invece, è del legislatore. Evidentemente l’interpretazione della legge ha fatto sì che queste pensioni non venissero erogate. Per una volta Tridico non ne ha colpa, ma oggettivamente credo sia un problema perché già l’assegno d’invalidità è basso. Il governo e il parlamento, nell’ambito della prossima finanziaria, attueranno delle norme che diano sollievo a queste categorie che sono state defenestrate in questo momento".
Misiani: "Il ritiro dell'assegno di invalidita' per quei cittadini disabili con redditi sotto i 5.000 euro e' inaccettabile.
Il Pd presentera' un'interrogazione parlamentare per chiedere l'immediato intervento del Ministero del lavoro. Togliere i sussidi ai disabili che lavorano è una scelta contraria ad anni e anni di sforzi per favorire il collocamento dei lavoratori disabili. Deve essere corretta al piu' presto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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