Sullo sfondo di una Washington che assomiglia alla zona verde di Baghdad, Joe Biden mette a punto la prima raffica di decreti esecutivi con i quali vuole iniziare a scardinare l'eredità di Donald Trump dal giorno uno della sua amministrazione. Il 20 gennaio - come spiega il suo staff - il 46esimo presidente americano ha in programma di far rientrare gli Stati Uniti nell'accordo di Parigi sul clima e di abrogare il divieto di ingresso in Usa per i cittadini di alcuni paesi a maggioranza musulmana. Provvedimenti volti - come da attese - a cancellare alcune delle decisioni più controverse del suo predecessore. Sul fronte della lotta al coronavirus, invece, Biden firmerà un decreto che estende sino al termine della pandemia lo stop a sfratti, pignoramenti, e un altro prevederà l'obbligo di mascherina nelle proprietà federali e nei viaggi fra stato e stato.
Nei primi dieci giorni alla Casa Bianca l'ex numero due di Obama ha poi intenzione di adottare azioni esecutive per la riapertura delle scuole e l'estensione dei test sul coronavirus. Nel suo sprint iniziale, Biden firmerà una decina di misure: «Agirà non solo per invertire i danni più gravi dell'amministrazione Trump, ma anche per iniziare a far avanzare il nostro paese», fa sapere il neo capo di gabinetto della Casa Bianca, Ron Klain.
A quarantott'ore dalla cerimonia di insediamento, intanto, la capitale Washington sembra una zona di guerra. Dopo l'assalto al Congresso del 6 gennaio in America la tensione è alle stelle, e nelle prossime ore si temono proteste armate e disordini in molte città: almeno 19 stati hanno attivato la Guardia Nazionale e a DC sono stati già dispiegati 9.500 soldati a sostegno delle forze dell'ordine (più che in Irak e Afghanistan messi insieme). Entro mercoledì - l'Inauguration Day - i militari schierati a difesa della Casa Bianca e di Capitol Hill saranno ben 25mila. Mentre sabato un uomo pesantemente armato ha cercato di oltrepassare uno dei tanti posti di blocco vicino al Campidoglio ed è stato arrestato: aveva con sè un falso accredito per la cerimonia di giuramento, un'arma carica e più di 500 munizioni.
Trump, da parte sua, secondo fonti dell'amministrazione uscente se ne andrà dal 1600 di Pennsylvania Avenue alcune ore prima dell'insediamento di Biden. L'elicottero presidenziale Marine One lo porterà alla base di Andrews dove ad attenderlo per l'ultima volta ci sarà l'Air Force One, a bordo del quale si recherà in Florida a Mar-a-Lago. Sulla pista verrà pure organizzata una cerimonia di addio con tanto di tappeto rosso, banda militare e 21 salve di cannone.
Intanto, il New York Times parla di un vero e proprio «mercato delle grazie» alla corte di The Donald, con alcuni alleati che raccoglievano lauti compensi per far arrivare le richieste di indulgenza sul suo tavolo. Il suo ex avvocato personale John Dowd, ad esempio, avrebbe chiesto migliaia di dollari in cambio dell'accesso al presidente. Il quotidiano cita poi un accordo tra un ex consigliere della campagna elettorale di Trump e un ex agente della Cia, John Kiriakou, condannato per aver rivelato documenti classificati. Kiriakou gli avrebbe versato 50mila dollari come anticipo, mentre altri 50mila sarebbero stati pagati dopo la cancellazione della condanna. Tra i più attivi nel «mercato delle grazie», prosegue il Nyt, c'era anche Brett Tolman, ex procuratore federale diventato consulente della Casa Bianca su grazie e commutazioni della pena, che nelle ultime settimane avrebbe incassato decine di migliaia di dollari per facilitare diverse domande, tra cui quella del figlio di un ex senatore dell'Arkansas, Tim Hutchinson, condannato per corruzione e frode fiscale.
Tolman avrebbe mediato anche la grazia per Ross Ulbricht, fondatore del famigerato sito Silk Road, specializzato nel traffico di droga. Il più esoso, però, sarebbe stato Rudy Giuliani: alcune fonti hanno rivelato che il suo aiuto sarebbe valso 2 milioni di dollari. La voce è arrivata all'Fbi, e l'ex sindaco di New York ha smentito.
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