"Biden snobba l'Italia". Ma è solo diplomazia

Il presidente non ha citato Roma nei colloqui al G20 per non irritare la Cina sulla Via della Seta

"Biden snobba l'Italia". Ma è solo diplomazia
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Nessun raffreddamento dei rapporti, nessuno sgarbo. Semplicemente, tatto diplomatico. L'assenza di Giorgia Meloni dal lungo elenco dei leader con i quali Joe Biden ha interagito direttamente al G20 di New Delhi non va interpretata come un improvviso allontanamento tra Washington e Roma. La polemica era sorta dopo che la Casa Bianca, domenica, aveva diffuso la lista delle 19 nazioni (e relativi leader) con le quali aveva parlato il presidente Usa: quasi tutte quelle presenti al Summit, con l'esclusione (ovvia) della Russia e dell'Italia. Biden ha snobbato Meloni, è stata una delle letture emerse a vertice ormai concluso, mentre il presidente Usa era già atterrato ad Hanoi, per la sua visita in Vietnam, e la premier italiana volava in Qatar.

In realtà, occasioni di incontro e scambio a New Delhi tra Biden e Meloni ci sono stati, come documentano anche vari scatti ripresi dai fotografi ufficiali. Le ragioni dell'assenza di un bilaterale vero e proprio tra i due leader, fanno notare al Giornale fonti diplomatiche Usa, vanno piuttosto viste alla luce della recente ed esaustiva visita della premier a Washington (fine luglio). I due leader inoltre, avranno probabilmente modo di incontrarsi nuovamente a New York, la prossima settimana, in occasione dei lavori dell'Assemblea Generale dell'Onu. A questi argomenti, confermati anche da fonti di governo italiane, si aggiunge quello del convitato di pietra dei tanti colloqui, a tutti i livelli, intrattenuti tra Roma e Washington in questi mesi: la Cina e l'uscita dell'Italia dall'ingombrante memorandum sulla Via della Seta. Insomma, nelle ore in cui la presidente del Consiglio comunicava al premier cinese Li Qiang l'uscita soft di Roma dalla Belt and Road Initiative, facendo attenzione a non presentare la decisione come un cedimento alle pressioni statunitensi, sarebbe stato azzardato organizzare un incontro a porte chiuse col presidente Usa.

Del resto, «Gli Stati Uniti si fidano dell'Italia», aveva detto la stessa Meloni in occasione della sua visita a Washington, proprio in riferimento al rapporto con la Cina. E la strada scelta dall'Italia, per onorare l'impegno transatlantico di fronte all'aggressività cinese sullo scacchiere globale e allo stesso tempo non compromettere i rapporti con Pechino, è stata quella della cautela diplomatica. Per questo, non vi furono annunci roboanti in occasione della visita di Meloni a Washington. L'obiettivo, fanno notare ancora fonti di governo, è stato e resta quello di «non umiliare» il gigante cinese, facendo apparire l'addio al Memorandum firmato da Giuseppe Conte come una vittoria Usa. Una linea, quella della cautela, condivisa anche da parte di Washington.

Proprio alla vigilia del G20 indiano, la Casa Bianca faceva notare che i progetti di riforma della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, con un aumento delle capacità a favore dei Paesi in via di sviluppo o indebitati con Pechino (altra iniziativa di contenimento della Via della Seta) non andava letto in chiave anti-cinese.

Archiviato il G20 di New Delhi, Meloni è volata insieme al ministro dell'Economia Giorgetti a Doha, dove ha

incontrato l'emiro del Qatar Tamim Bin Hamad Al Thani. Al centro dei colloqui i temi dell'energia (Eni, ha costituito una Joint Venture con la Qatar Energy), investimenti, anche in ambito difesa, e lotta all'immigrazione illegale.

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