Joe Biden pronuncia il suo commiato davanti alla platea delle Nazioni Unite, e ai leader del mondo riuniti a New York lancia un messaggio di speranza, affermando che la pace è ancora possibile nelle guerre in Ucraina e Medio Oriente. Nel suo quarto e ultimo discorso alla settimana di alto livello al Palazzo di Vetro, il presidente americano vuole celebrare la sua eredità politica e ricordare la sua lunga carriera. «So che molti guardano il mondo oggi e vedono difficoltà ma io no, forse perché guardo indietro nei decenni ho speranza», afferma tra gli applausi. Facendo riferimento alla riconciliazione tra Stati Uniti e Vietnam, Biden ribadisce che «le cose possono migliorare. Non dovremmo mai dimenticarlo. L'ho visto per tutta la mia carriera».
È stata quell'esperienza, tra le tante a cui ha assistito, a renderlo fiducioso che il mondo supererà un altro periodo difficile: «Come leader, non possiamo permetterci il lusso di reagire con disperazione alle difficoltà, so che c'è una via d'uscita. Siamo a un punto di svolta, le scelte che facciamo oggi determineranno il futuro». L'81enne comandante in capo ripercorre il momento in cui quest'estate ha deciso di ritirarsi dalla corsa per il secondo mandato alla Casa Bianca, ribadendo che «c'è qualcosa di più importante di rimanere al potere, la tua gente. Noi siamo qui per servire la gente, non il contrario. Preservare la democrazia è stata una causa centrale della mia presidenza. Per quanto ami questo lavoro, amo di più il mio paese, ed è il momento per una nuova generazione». Parlando dei due conflitti in corso, di cui non si intravede una fine all'orizzonte, Biden assicura che «la guerra di Putin non è riuscita a raggiungere il suo obiettivo principale», e «il mondo deve scegliere se mantenere il sostegno all'Ucraina o allontanarsi: la mia risposta è che non cesseremo il nostro supporto a Kiev». Mentre sul Medio Oriente, esorta nuovamente Israele e Hamas a raggiungere un'intesa. «È il momento di finalizzare l'accordo sul cessate il fuoco e di portare a casa gli ostaggi», dice ripetendo pure che l'unica soluzione è quella dei due stati, e mettendo in guardia contro l'ipotesi di una «guerra generalizzata» in Libano.
Anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres lancia un appello affinché «il Libano non diventi un'altra Gaza». La sala dell'Assemblea Generale lo applaude ripetutamente quando parla della Striscia e delle sofferenze del popolo palestinese. «Gaza è un incubo permanente che minaccia di portare tutta la regione con sé», sottolinea Guterres, che d'altra parte condanna nuovamente l'attacco di Hamas del 7 ottobre. L'Ucraina, invece, è al centro di un ennesimo dibattito in Consiglio di Sicurezza alla presenza del presidente Volodymyr Zelensky, che oggi pronuncia il suo intervento al dibattito generale (ieri invece hanno parlato anche il turco Recep Tayyip Erdoan e l'iraniano Masoud Pezeshkian). La fine della guerra è «più vicina alla fine» di quanto si pensi, a patto che si continui a rafforzare militarmente Kiev, torna a sostenere nel corso di un'intervista ad Abc News. «È per questo che stiamo chiedendo ai nostri alleati di rafforzarci - prosegue Zelensky -. È molto importante».
Secondo lui, Vladimir Putin «teme l'operazione nel Kursk perché la gente si accorge che non riesce a difendere tutto il suo territorio». Ma a suo parere, «solo da una posizione di forza l'Ucraina può spingere perché Mosca metta fine alla guerra».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.