In Bielorussia le atomiche di Mosca. "Tre volte più potenti di Hiroshima"

Il dittatore di Minsk: "Basterà una chiamata di Putin per usarle. Un milione di morti in pochi minuti"

In Bielorussia le atomiche di Mosca. "Tre volte più potenti di Hiroshima"
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«Le bombe sono tre volte più potenti di quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki dagli Stati Uniti». «Potrebbero fare più di un milione di morti immediatamente se - Dio non voglia - venissero usate». Alexander Lukashenko, l'ultimo dittatore d'Europa prima che Vladimir Putin lanciasse l'invasione all'Ucraina, ormai sempre più vassallo di Mosca, annuncia in un'intervista alla tv di Stato controllata dal Cremlino Rossiya-1 che la sua Bielorussia ha cominciato a ricevere armi nucleari tattiche da Mosca. Missili a corto raggio e bombe ricevuti dalla Russia, che ne manterrà il controllo, in grado di fare peggio dell'atomica sul Giappone nel '45. In pochi minuti, lanciate dai caccia Sukhoi 25 bielorussi, potrebbero raggiungere Vilnius, Lituania, e Varsavia, Polonia, colpire Berlino e Stoccolma.

È la prima volta dai tempi dell'Unione Sovietica che la Russia dispiega armi nucleari fuori dal suo territorio. Lukashenko spiega che sono e saranno stoccate in vari impianti su tutto il territorio della Bielorussia e che basterà una chiamata con Putin per usarle. Ogni cosa è decisa con l'amico Vladimir. «Se scoppia una guerra - spiega il presidente bielorusso - non perderò tempo, prendo il telefono e lo chiamo all'istante, non è un problema coordinare l'attacco, non c'è niente di cui parlare, abbiamo già preso accordi». D'altra parte - racconta Luskashenko - è stato lui a «insistere» con Putin per avere le armi nucleari. E il piano coincide con i tempi della guerra in Ucraina. Il 28 febbraio del 2022, mentre l'attenzione era tutta sull'invasione russa dell'Ucraina di quattro giorni prima - il dittatore Lukashenko, padre-padrone della Russia dal 1994, con un referendum per la modifica della Costituzione, non solo si è garantito il potere fino al 2035, ma ha anche portato la Bielorussia alla rinuncia dello status di Paese denuclearizzato, aprendo la porta alle testate atomiche russe.

Piegato agli ordini di Putin, che ha usato la Bielorussia per le prove generali di invasione dell'Ucraina, e poi per entrarci davvero da nord, Lukashenko continua a sostenere di non essere coinvolto nel conflitto. L'obiettivo delle armi nucleari, dice, è la «deterrenza contro potenziali aggressori»: «Siamo sempre stati un obiettivo - spiega il leader bielorusso - Loro (l'Occidente) vogliono farci a pezzi dal 2020. Nessuno finora ha combattuto contro un paese che ha armi nucleari». E Minsk non avrebbe «alcun dubbio» a usarle, «se aggredita».

Oggi la Nato riunisce i ministri della Difesa, preoccupata «per la sconsiderata retorica sul

nucleare» da parte russa. Il segretario generale Jens Stoltenberg avverte: «I russi sanno che ogni uso di arma nucleare cambierebbe in modo fondamentale il carattere del conflitto e avrebbe gravi conseguenze per la Russia».

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