La Bindi distrugge il Pd e fa collezione di denunce

La presidente dell'Antimafia diffonde la lista degli "impresentabili" ed è bufera: "Violata la Costituzione". De Luca e altri due "segnalati" querelano. Solo Sel benedice la gogna

La Bindi distrugge il Pd e fa collezione di denunce

Voleva tracciare un solco tra la classe politica Doc e quella imprensentabile. A conti fatti, quello che Rosy Bindi ha ottenuto è dividere il suo partito, collezionare annunci di querela e, last but not least, dare ai candidati della lista una patina di credibilità che forse prima non avevano.
I concetti più utilizzate nel descrivere la pubblicazione della lista voluta dalla presidente della Commissione antimafia sono state giustizia di piazza, colpo di mano e stato etico. La prima bordata di giornata è arrivata dal presidente del Pd Matteo Orfini. Che, come ha sottolineato lui stesso, con il candidato governatore Pd della Campania Vicenzo De Luca, il pesce più grosso della lista, non ha mai avuto un buon rapporto. L'iniziativa di Bindi «ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla». Più duro Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex senatore del Pd: «La Bindi agisce fuori legge».

Prevedibilmente infuriato lo stesso De Luca che ha attaccato Bindi nel suo stile. È vittima di una campagna di aggressione? Semmai maschera un «vile e irresponsabile attacco a Renzi». Nello specifico, «la signora Rosy Bindi segnala il mio nome in relazione a un vicenda giudiziaria di 17 anni fa relativa alla vertenza di lavoro degli operai dell'Ideal Standard. Ho dato mandato al mio legale di querelarla per diffamazione». Altre querele annunciate, quelle dei campani Sergio Nappi (che poi se la rimangia) e Carmela Grimaldi. Poi Sandra Lonardo, moglie dell'ex ministro Clemente Mastella. E altre potrebbero arrivare. La lista redatta dal presidente della commissione antimafia, con condannati per reati che non hanno necessariamente a che vedere con la criminalità organizzata è piaciuta a pochi. Per Marco Taradash, esponente radicale, ex parlamentare di Forza italia e membro della commissione antimafia, intervistato dal sito Formiche.net, «il consiglio di presidenza dell'Antimafia si è arrogato un titolo di guardiano della virtù tipico del regime degli ayatollah in Iran».

Ma le accuse più pesanti restano quelle che provengono dal suo stesso partito. «Sta violando la Costituzione, allucinante che si pieghi la commissione antimafia a vendette interne di corrente partitica». Ha twittato Ernesto Carbone, deputato del democratico e componente della segreteria nazionale del partito. Carbone ha anche spiegato che l'iniziativa della lista è «personale» di Bindi. «Non è stata discussa» dalla Commissione. Conferma il capogruppo Pd in commissione Franco Mirabelli: «Nessuno, che io sappia, dei componenti della commissione Antimafia» hanno letto la lista prima di ieri.

«Uno spettacolo squallido che il nostro Paese non merita» per il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, per il quale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «dovrebbe fare una riflessione sulla delegittimazione da parte del Pd di un organo previsto dalle leggi e dalla Costituzione come la commissione». Per il Ncd, Gaetano Quagliariello si chiede come mai il Pd protesti solo ora che la lista è stata resa nota. E c'è anche chi si fa delle domande sui criteri scelti per compilare la lista. «Ai fini del rapporto politica-mafia - spiega Nitto Francesco Palma, senatore azzurro e presidente della commissione Giustizia - che differenza c'è tra la concussione o la corruzione, scisse dall'associazione mafiosa, e il peculato? Cortesemente, la presidente Bindi lo può spiegare? E perché gli indagati o imputati di peculato non sono stati inseriti?».

In difesa dell'esponente toscana del Pd, tutto il mondo che sta a sinistra di Renzi. Tra i più accesi sostenitori, Claudio Fava di Sel per il quale De Luca vuole «distogliere le attenzioni della propria incandidabilità minacciando di denunciare la presidente Bindi». «L'insulto a Rosy Bindi: anche in questo c'è continuità tra Berlusconi e Renzi», ha scritto su Twitter il leader di Sel Nichi Vendola.

Tesi identica a quella del Movimento 5 stelle: «Ogni giorno di più Renzi si dimostra la fotocopia di Berlusconi». Dentro il Pd, Stefano Fassina definisce «inaccettabili» gli «insulti» degli altri democratici a Bindi. Confusione, su un voto già poco sentito dagli elettori.

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