Blitz del centrosinistra sulla "legge omofobia". I vescovi: troppi dubbi

Al Senato maggioranza spaccata sul dl Zan, decide Iv. Con la Cei 70 associazioni no profit

Blitz del centrosinistra sulla "legge omofobia". I vescovi: troppi dubbi

L'ultimo dubbio è arrivato da Carlo Calenda. «Ridurre la discussione a chi non la pensa come noi è omofobo è folle» ha scritto il fondatore di Azione, invitando a confrontarsi almeno con le associazioni femministe. Una prova che il ddl Zan sull'omofobia («misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità») in alcuni suoi risvolti continua a interrogare le coscienze, anche se gli schieramenti politici appaiono netti: sinistra favorevole, centrodestra contrario.

Se ne è avuta l'ennesima conferma con la repentina calendarizzazione in commissione Giustizia al Senato del ddl Zan, voluta fortemente dalla sinistra, che ha spaccato la commissione oltre che la maggioranza Draghi: tredici sì contro undici no, con il decisivo parere favorevole di Iv, schierata con Pd, Leu, M5s. Contrarie Lega e Forza Italia, così come anche Fdi. A insistere per discuterne subito è stato il Pd: il segretario Enrico Letta considera la legge già approvata alla Camera una delle prime questioni identitarie.

Nuova frattura tra i partiti che sostengono il governo. Già la commissione Affari costituzionali di Montecitorio aveva parlato di «definizioni poco precise» e rischi per «la libertà di pensiero e di espressione». Un altro tema caldo riguarda l'ideologia gender tra i banchi e la volontà di superare «il sesso biologico». Con l'istituzione della Giornata nazionale contro l'omofobia sarebbero coinvolte nelle iniziative le scuole di ogni ordine e grado.

È subito arrivato un intervento della presidenza della Cei, guidata dal cardinale Gualtiero Bassetti. I vescovi italiani temono che le posizioni dei cattolici siano oscurate: «È necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative». Nella Chiesa è bandito ormai da lungo tempo ogni genere di discriminazione. Ma «una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l'obiettivo con l'intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna» e «la singolarità e l'unicità della famiglia, costituita dall'unione dell'uomo e della donna». Mentre le associazioni Gay Lgbt organizzano sit in a favore del ddl Zan, si schierano con la Cei settanta associazioni no profit, convinte che il provvedimento «vorrebbe imporre per legge l'opzione antropologica gender».

Polemica sul presidente della commissione, il leghista Andrea Ostellari, che ha mantenuto il ruolo di relatore. «Ennesima forzatura» dice il dem Alessandro Zan, «un atto di prepotenza» secondo l'ex presidente della Camera Laura Boldrini. I timori di intellettuali e forze politiche contrarie riguardano sia la necessità di affrontare il tema adesso («non mi sembra una priorità, con le urgenze legate alla pandemia che vive il Paese» dice il coordinatore di Fi, Antonio Tajani) che il merito. Secondo coloro che si oppongono non esistono lacune normative sui reati di discriminazione e non è necessaria una legge specifica, che anzi rischierebbe di compromettere la libertà religiosa e di espressione.

In base a una relazione del Centro studi Livatino, se il ddl Zan diventasse legge potrebbe essere sanzionato chi afferma che a un bambino siano necessari un padre e una madre, che due uomini o due donne non possono concepire un essere umano, che la maternità surrogata sia lesiva della dignità delle donne e dei bambini o che il matrimonio è solo tra due persone di sesso diverso.

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