Blocco della nave Eni, l'Ue attacca la Turchia: "Basta con le minacce"

Blocco della nave Eni, l'Ue attacca la Turchia: "Basta con le minacce"

Non si sblocca la imbarazzante situazione venutasi a creare venerdì scorso con l'intervento di una nave da guerra turca che ha fermato al largo delle acque cipriote la «Saipem 12000», una piattaforma mobile noleggiata dall'Eni per condurre attività di perforazione alla ricerca di gas naturale nel blocco 3 nelle acque della Zona Economica Esclusiva della Repubblica di Cipro (va ricordato che dal 1974 Cipro è divisa in due zone: a Sud c'è la Repubblica di Cipro, etnicamente greca, che è membro dell'Unione Europea, a Nord c'è la zona di occupazione turca, trasformata in Repubblica turca di Cipro Nord, uno Stato fantoccio che solo Ankara riconosce).

Domenica il governo italiano aveva annunciato di voler intraprendere ogni possibile via diplomatica per risolvere la questione, e quello cipriota - per bocca del presidente Nicos Anastasiades - aveva denunciato la violazione dei diritti dello Stato sovrano di Cipro da parte della Turchia ma al tempo stesso l'intenzione «di mantenere la calma per evitare escalation di tensione con Ankara». Ieri ha fatto sentire la sua voce (ma solo rispondendo a una domanda della stampa) la Commissione europea: Bruxelles, ha detto la portavoce Mina Andreeva, sottolinea la necessità che la Turchia «rispetti la sovranità degli Stati membri nel loro mare territoriale e spazio aereo». Inoltre «la Turchia deve impegnarsi in modo inequivocabile in buone relazioni di vicinato ed evitare ogni tipo di fonte di frizione, minaccia o azione diretta contro uno Stato membro, che danneggi le buone relazioni di vicinato e la risoluzione finale della disputa».

Ieri l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, parlando dal Cairo a Rainews24, si è detto sorpreso per il fatto che il blocco turco sia avvenuto mentre la «Saipem 12000» si trovava «assolutamente molto dentro la Economic zone di Cipro, dove abbiamo già perforato dei pozzi in analoghe condizioni e non ci è successo assolutamente niente». Per oggi è atteso a Nicosia un alto dirigente dell'Eni, responsabile dell'area del Sud Europa, per colloqui con il ministro dell'Energia cipriota, Giorgos Lakkotrypis.

In tutto ciò, nessun segnale fa al momento prevedere che la Turchia cambi atteggiamento.

Il suo è un atto di pura prepotenza, senza alcun fondamento nella legge internazionale: il presidente Erdogan pretende che siano estesi anche ai turco-ciprioti, quali «comproprietari dell'isola», i diritti sullo sfruttamento del gas scoperto in acque che non sono loro.

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