Boccia dai deliri al giallo tv. Scappa dagli studi Mediaset

Lunga trattativa serale con il programma di Bianca Berlinguer, poi il forfait ma tiene alta la tensione con tesi farneticanti: "Ormai siamo in dittatura"

Boccia dai deliri al giallo tv. Scappa dagli studi Mediaset
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Tutto il giorno sulla giostra. Poi, quando è sera, scoppia il giallo: viene? Non viene? No che non viene. Maria Rosaria Boccia scappa dagli studi di Mediaset. «Poco fa - spiega Bianca Berlinguer nel corso di È sempre CartaBianca - Boccia ci ha detto che non si sente, vuole prendere del tempo, ragionare discutere anche con la nostra redazione». Nessun complotto, come si ventila sui social: «Nessuna pressione, non esiste alcun complotto. Ha pensato di non essere pronta a un confronto a più voci», aggiunge la conduttrice. Sfuma l'intervista, che forse verrà riprogrammata la prossima settimana, e l'influencer campana non risponde alle domande che il direttore del Giornale Alessandro Sallusti aveva immaginato.

Peccato. Qualcosa si è inceppato, facile fare dietrologie ma forse la realtà è più banale. Forse Boccia ha cominciato a fare i conti con una realtà sempre più cupa, per l'ormai ex ministro Gennaro Sangiuliano ma anche per lei. E forse ha avuto paura, anche se sul suo profilo Instagram aveva pubblicizzato l'imminente performance con un'immagine in cui si vedevano confezioni di popcorn sullo sfondo. Come al cinema.

Ma il film non c'è. Un finale in controtendenza dopo una giornata di fuochi d'artificio. Illuminata da un altro post che è un' altra reclama per l'intervista che non ci sarà. Dunque Boccia si presenta filosofeggiando, mischiando politica e moralità: «Se il capriccio comanda l'azione di governo, allora siamo già al passaggio verso una nuova forma di governo: la dittatura». Addirittura. Siamo alla parafrasi, formato Instagram, dei classici del pensiero. Grandi principi, strilli e gomitate, privacy sotto i tacchi e richieste di scuse: Boccia è tutto un vortice di accuse e attese di altre rivelazioni: «Intendo provare che la mia virtù è stata brutalmente offesa in mondovisione e che il ruolo di Consigliera del Ministro, che ho svolto, mi è stato tolto ingiustamente, stracciando il decreto ministeriale di nomina per capriccio di donna».

Ci si prepara in grande stile alla vetrina e ai duelli della sera. Gira e rigira, lei torna sempre a quel decreto, il peccato originale, cestinato sul più bello. La storia per Boccia non può finire così, anche se Gennaro Sangiuliano si è dimesso e non è più ministro. No, non basta, ci vuole ben altro. Il mulinello che in un paio di settimane ha tirato giù il titolare della cultura incombe sempre. E lei rilancia: «Difendo la mia dignità e onorabilità di donna e cittadina, e quindi difendo la mia virtù. Nella difesa della virtù del popolo - s'inerpica Boccia - risiede il principio di conservazione dello Stato repubblicano».

Insomma, Boccia voleva quel posto, ma la vendetta ha una funzione terapeutica: curare la democrazia. «È mio diritto - ripete la donna - tutelare la verità della mia dignità e onorabilità, macchiate dalle offese del ministro della cultura». La virtù del popolo, come fossimo in piena Rivoluzione francese, e la sua. «Nonostante ciò - va avanti inarrestabile - non ho ancora ricevuto scuse ufficiali; anzi, sono stata più volte minacciata di denuncia». Per la verità, Sangiuliano ha annunciato un'azione giudiziaria per tutelare la propria dignità, bucherellata senza ritegno in questo ultimo mese infernale. Non importa. Lei si promuove sul campo paladina della democrazia, contro l'arbitrio dei potenti. Gli stessi che lei frequentava fino a qualche giorno prima.

Dunque, se il capriccio comanda l'azione di governo, si va verso la dittatura. Contorsioni, sulla rampa di lancio di «È sempre CartaBianca».

È tutto apparecchiato per il presunto scoop in notturna, mentre la tensione sale nella cittadella di Mediaset e i media parlano del grande freddo fra Palazzo Chigi e Cologno. Monzese. Ma non se ne fa più nulla. Lei tentenna. Sbanda. Va in testacoda. Sipario. Almeno per stasera.

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