Boeing, scuse per le stragi. La beffa della spia-optional

Il vicepresidente: dispiaciuti per la perdita di vite I velivoli precipitati senza dispositivo di sicurezza

Boeing, scuse per le stragi. La beffa della spia-optional

«Siamo molto dispiaciuti per la perdita di vite». Sono le otto parole che compongono il mea culpa più rapido della storia moderna. Scuse ufficiali che arrivano dalla Boeing dopo il doppio disastro aereo in Indonesia (29 ottobre 2018) ed Etiopia (10 marzo 2019) che ha provocato la morte di 346 persone (tra di loro anche nove cittadini italiani). Il colosso dell'aviazione ha affidato l'ingrato compito al vicepresidente dell'azienda Randy Tinseth, intervenuto ieri al Salone dell'aeronautica di Le Bourget in Francia. Oltre al danno sta purtroppo emergendo anche una beffa inquietante: le compagnie aeree dei due velivoli precipitati non avevano acquistato un dispositivo, considerato un optional nel catalogo Boeing, in realtà vitale nel segnalare avarie nel corso delle fasi di decollo del 737. Un po' come comprare un auto e ottenere le spie che segnalano il livello di olio e carburante con una maggiorazione sul prezzo. Con la differenza che il «chiavi in mano» non avviene su una strada asfaltata, ma a 10mila metri da terra.

Boeing dovrà fornire parecchie spiegazioni oltre alle scuse di Tinseth. Tanto per cominciare è bizzarro ritenere che all'improvviso si siano accorti che il nuovo gioiello di casa, il 737 Max, fosse efficiente, consumasse meno carburante, emettesse meno inquinamento acustico, ma che in certe situazioni potesse andare in stallo. L'azienda di Chicago ha inserito in tutta fretta nel software generale di volo poche righe in codice binario per aiutare i piloti a riportare giù il muso del velivolo nel caso in cui fosse andato troppo in alto, sperando di risolvere la questione. «I codici sarebbero tornati utili, ma senza le spie nessun pilota avrebbe potuto capire quale fosse il problema reale. In pochi istanti si decidono le sorti di centinaia di persone. L'approssimazione è una follia. Boeing e le due compagnie aeree sono in egual misura responsabili del massacro», sottolinea Nomi Housain, uno degli avvocati della class action messa in piedi dai famigliari delle vittime.

«Abbiamo gestito il sistema di avviso in cabina nei 737 Max in maniera errata. Ci sarà maggiore trasparenza e una comunicazione più efficace. Stiamo lavorando per riportare il velivolo nei cieli», ha replicato l'amministratore delegato di Boeing, Dennis Muilenburg, riferendosi al fatto che l'azienda fosse convinta che la luce presente nella strumentazione, in grado di avvertire il pilota di un problema al sistema anti stallo, fosse attiva in tutti gli aerei venduti. Al contrario, Boeing ha spiegato come fosse necessario l'acquisto di un componente separato che attivasse la segnalazione di eventuali malfunzionamenti. Le due compagnie aeree coinvolte, Lion Air e Ethiopian Airlines, non avevano purtroppo comperato il componente necessario.

Per il 737 Max non sembra esserci pace. Un ulteriore modello, a distanza di un mese dal disastro in Etiopia, è atterrato in un fiume in Florida, e tutt'ora si trova sotto inchiesta dalla FAA (Federal Aviation Administration) per un difetto rilevato nella fase di revisione prima della messa in volo.

La notizia di un ulteriore guasto arriva invece dalla fabbrica di Everett, nello stato di Washington, dove vengono prodotte le lamelle per le ali. Un intero lotto, montato su più di 300 velivoli, è risultato essere difettoso fin dal primo test. I problemi non riguardano soltanto però il Max 8 di casa Boeing, ma anche l'esemplare fratello «800 NG».

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