Migranti, la Boldrini: "La Bossi-Fini va cambiata"

Laura Boldrini passa all'attacco: "Salvini parla di sostituzione etnica? Io non sono d'accordo, ma quello che accade per i temi migratori è dovuto alla legge che hanno voluto loro con la legge Bossi-Fini, per non parlare anche del reato di clandestinità"

Migranti, la Boldrini: "La Bossi-Fini va cambiata"

"Salvini parla di sostituzione etnica? Io non sono d'accordo, ma quello che accade per i temi migratori è dovuto alla legge che hanno voluto loro con la legge Bossi-Fini, per non parlare anche del reato di clandestinità". Laura Boldrini, presidente della Camera, torna a parlare di immigrazione dai microfoni di Radio Capital, ospite del programma Circo Massimo.

La Boldrini ribadisce:"In Italia c'è la Bossi-Fini e a me non piace, ma c'è quella legge e quella va rispettata. Chi entra irregolarmente non può restare sul territorio. Io darei dei permessi a chi cerca lavoro". Poi torna ad attaccare Salvini: "La distanza tra me e lui è abissale. La paura, la sopraffazione sono la sua cifra e lui è un simpatico signore che ha paragonato la terza carica dello Stato ad una bambola gonfiabile: non escludo di denunciarlo". Ma la Boldrini citica anche l'operato del governo e l'accordo con la Libia stipulato dall'attuale ministro dell'Interno: "Ci sono meno sbarchi perché le persone sono trattenute nei centri di detenzione in Libia", dice. "Nei capannoni avvengono gli abusi, le persone vengono vendute. Prima - aggiunge - si deve andare a vedere quelle situazioni e poi trattare, non il contrario come dice Minniti".

Sulla sua adesione al movimento Liberi e Uguali di Piero Grasso, invece, spiega:"Ho ho seguito con interesse il tentativo di Pisapia. Ma nel Pd siamo passati dal 40% delle Europee ai sondaggi del 25%, c'è stato uno smottamento. Non si è trovato un terreno comune". Da qui nasce lo scettiscimo su un'eventuale alleanza col Pd:"Io - dice - sono per l'unità ma si deve partire dalla volontà di cambiare rotta. Non c'è stata presa atto di cambiare rotta. Renzi? Non la metto sul personale, ma sicuramente la sua personalità è difficile", aggiunge. In ogni caso un "patto prima del voto, è impensabile". Divisioni che si ripercuoto anche nel Lazio e in Lombardia: "Zingaretti - spiega la Boldrini - ha ereditato una situazione complicata e la sua strada era in salita.

Per Gori invece è diverso, lui ha fatto il sindaco, altra esperienza. Ma per dare appoggio serve condivisione di programmi - continua Boldrini - una stessa idea di scuola, di sanità, perché non ha senso fare alleanze contro, bisogna entrare nel merito".

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