«Gerasimov ha sulla coscienza la morte di centinaia di soldati russi. Prima o poi dovrà rendere conto dei suoi fallimenti». Era lo scorso ottobre quando lo scrittore ed ex deputato nazionalista Zakhar Prilepin, 47enne veterano del Donbass, manifestava tutto il proprio disappunto verso la catena di comando dell'esercito russo, in un'intervista concessa al quotidiano Prospekt.
Ieri Prilepin è stato vittima di un attentato. L'auto sulla quale viaggiava è saltata in aria all'altezza di Pionersky (Nizhny Novgorod), nella Russia centrale. Le sue condizioni sono gravi, l'autista ha perso la vita.
Non è del tutto veritiero definire Prilepin un «pro-Putin», semmai è vicinissimo alle posizioni del capo della Wagner Prigozhin, così come a quelle del leader ceceno Kadyrov, gli unici che davvero sono riusciti a ottenere risultati importanti (spesso con azioni di bassa macelleria) dall'inizio dell'Operazione Speciale. Sarà forse un caso, ma mentre Mosca accusa Usa e Gran Bretagna di aver cercato di assassinare Prilepin in collaborazione del sedicente gruppo terroristico di partigiani russo-ucraini Atesh, lo scrittore è il terzo sostenitore della Wagner, dopo il blogger Vladlen Tatarsky e la giornalista Daria Dugina, a rimanere coinvolto in un attentato. Lo scorso 6 marzo, un altro amico di Prigozhin, l'industriale Konstantin Malofeev, aveva rivelato di essere riuscito a sventare un piano per eliminarlo.
Prigozhin insomma sembra avere il tocco della medusa: chi gli si avvicina troppo, e sbandiera il sostegno sui media o sui social, rischia di perdere la vita. Da ieri però il proprietario della milizia privata ha deciso (neppure troppo a sorpresa) di defilarsi dall'assalto nel cuore dell'Ucraina. Dal 10 maggio i suoi uomini saranno rimpiazzati a Bakhmut dalle forze speciali Akhmat di Kadyrov. Prigozhin sostiene di essere stato «tradito da Mosca» e ha insultato l'esercito russo per l'incapacità di fornire munizioni. Le sue accuse sono rivolte al capo di stato maggiore delle forze armate Gerasimov e al ministro della Difesa Shoigu. A loro imputa il destino crudele dei suoi soldati che sarebbero deceduti sotto il fuoco nemico il 4 maggio. Prima di abbandonare il campo Prigozhin però ci tiene a portare a termine il suo lavoro.
Kadyrov si prepara a raccogliere il testimone, e sul suo canale Telegram spiega di essere pronto ad aiutare il suo «amico Yevgeny e a liberare Bakhmut dalla Nato e dai satanisti ucraini. Abbiamo già collaborato con successo a Popasna».
Prilepin nel frattempo si trova in coma farmacologico nel reparto di terapia intensiva del Policnico N-38 di Nizhny Novgorod. Le sue condizioni sono lievemente migliorate. Amante degli scritti di D'Annunzio, Buzzati e Pasolini, è autore di romanzi di successo tradotti in Italia dalla casa editrice Voland.
Kiev ritiene che dietro l'atto sovversivo ci sia la firma di Putin, e il consigliere presidenziale Podolyak paragona lo Zar di Mosca a Moloch, divinità alla quale si offrivano sacrifici umani. «È sempre prevedibile, non smette mai di masticare. Prima divora i suoi nemici, poi divora persone a caso e infine divora i suoi. Alla vigilia del crollo, Mosca sarà estremamente cupa», ha scritto su Twitter. Sul caso l'autorità giudiziaria russa ha aperto una inchiesta per terrorismo.
Sotto la vettura in cui viaggiava Prilepin è stato sistemato un ordigno esplosivo di oltre 2 chili, collocato da Oleksandr Permyakov, un trentenne con precedenti penali, fermato nel pomeriggio. Il detenuto dice di aver agito su istruzioni degli 007 ucraini, ma Kiev nega ogni coinvolgimento.
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