L'ex capo dell'intelligence militare di Hugo Chávez, Hugo Carvajal - o, come tutti lo chiamano in Venezuela «il Pollo» per la sua piccola testa ed il collo lungo - sta collaborando con la giustizia spagnola. Il motivo è semplice: evitare di fare la stessa fine del narco-imprenditore Alex Saab e dell'ex infermiera/tesoriera del compianto Comandante Chávez, entrambi estradati la settimana scorsa nelle tutt'altro che confortevoli carceri statunitensi. E nel collaborare con la giustizia, l'altroieri Carvajal ha rivelato preziose informazioni sul finanziamento, illecito e rigorosamente «top secret», del chavismo ai politici della sinistra mondiale, che va a braccetto con quella italiana, e udite udite, al Movimento 5 Stelle italico fondato dal compianto Gianroberto Casaleggio. Il documento della «collaborazione di giustizia» del Pollo dove si cita ampiamente l'ex partito del «Vaffa» (oggi partito di governo), la cui foto alleghiamo per onore di cronaca, non sorprende affatto Il Giornale. Nel giugno del 2020, ne avevamo scritto ampiamente riprendendo un documento esclusivo che lo stesso Pollo aveva fatto avere per vie traverse degne dell'intelligence al giornalista Marcos García Rey che poi lo pubblicò in prima pagina del quotidiano di Madrid, ABC. In cambio Il Giornale ricevette le smentite «per sentito dire» su Il Corriere della Sera di Paolo Mieli, lo sdegno «rumoroso» di Massimo Fini su Il Fatto, oltre che la comprensibile rabbia di Casaleggio Jr. che si affrettò a pubblicare sui suoi social un timbro della Digos di Milano, a testimonianza di una querela da lui depositata nella città meneghina. Peccato solo che la denuncia fosse contro García Rey e non contro Carvajal. Adesso, invece, sappiamo per certo che, se volesse querelare la persona giusta, Casaleggio Jr potrebbe farlo nei confronti di colui che per oltre dieci anni da capo degli 007 venezuelani fece il bello e il cattivo tempo sotto Chávez, innaffiando di dollari in contanti le segreterie dei partiti di mezzo mondo occidentale, quelle più «benevolenti» nei confronti della dittatura di Caracas. Tra cui spiccano - è sotto gli occhi di tutti - per la difesa stoica di una dittatura che affama un intero popolo, i grillini. Già perché oggi «il Pollo» descrive nel dettaglio alle massime autorità iberiche - il suo obiettivo è ottenere un asilo politico a Madrid per evitare le manette perpetue statunitensi - i tre modus operandi che lui stessa «attivava» per inviare denaro «sotto copertura» ai partiti politici alleati del chavismo, tra cui gli unici in Italia per quanto è dato sapere ad oggi, ma l'inchiesta spagnola è appena agli inizi - il Movimento 5 Stelle. La tecnica più usata da Carvajal consisteva nell'usare «borse diplomatiche venezuelane» piene di contanti, adoperando consolati ed ambasciate come meri «distributori di cash».
«Il Pollo» ha snocciolato l'altroieri nel suo scritto depositato agli atti i nomi di coloro che hanno ricevuto finanziamenti illeciti da Caracas. In primis l'argentino Néstor Kirchner in Argentina, anche lui un de cuius, ma poi i vivissimi Evo Morales Aymara in Bolivia, don Inácio Lula da Silva in Brasile, l'ex vescovo Fernando Lugo in Paraguay, Ollanta Humala in Perù, Manuel Zelaya in Honduras, Gustavo Petro in Colombia, il partito Podemos in Spagna e, last but not least, proprio il Movimento 5 Stelle in Italia. «Tutti questi sono stati a me segnalati come destinatari di denaro inviato dal governo venezuelano», ha detto Carvajal nel documento riservato inviato al giudice Manuel García-Castellón, che ha adesso in mano una patata bollente che fa tremare la sinistra di mezzo mondo, America latina, Italia e Spagna in testa. Altri modus operandi per inviare denaro erano quello di spedire milioni in contanti in Spagna attraverso società di facciata oppure usare come «bancomat» di smistamento l'ambasciata cubana in Venezuela.
Carvajal ha assicurato che il Venezuela «finanzia illegalmente movimenti politici filochavisti nel mondo da almeno 15 anni» e, secondo l'ex capo dell'Intelligence di Chávez, «l'ultima consegna di cui sono a conoscenza risale ai primi di luglio del 2017». A chi non è dato sapere. Per ora.
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