Bombe e carri armati russi per conquistare l'acciaieria. Più di cento gli evacuati ma in 300 ancora nei rifugi. Giallo per 11 bus "spariti"

Assalto finale ad Azovstal. Stavolta i russi sembrano davvero intenzionati a farla finita con i "partigiani" dell'acciaieria, da oltre due mesi asserragliati nella lugubre struttura alla periferia di Mariupol

Bombe e carri armati russi per conquistare l'acciaieria. Più di cento gli evacuati ma in 300 ancora nei rifugi. Giallo per 11 bus "spariti"

Assalto finale ad Azovstal. Stavolta i russi sembrano davvero intenzionati a farla finita con i «partigiani» dell'acciaieria, da oltre due mesi asserragliati nella lugubre struttura alla periferia di Mariupol. Ieri per tutto il giorno l'esercito russo ha attaccato Azovstal, malgrado al suo interno ci siano ancora almeno trecento civili, tra i quali 30-40 bambini e decine di feriti bisognosi di cure, ammassati nei cinque rifugi antiatomici della struttura. L'impressione è che i russi si sentano maggiormente legittimati a seminare morte e distribuzione dopo aver pagato il ticket a quel po' di umanità consentendo lo scorso fine settimana l'evacuazione di un centinaio di civili.

Già lunedì, partiti gli ultimi pullman con a bordo i civili ucraini che avevano vinto la lotteria della salvezza, i russi avevano ripreso i bombardamenti. Ma ieri, ieri è stato un vero inferno senza un attimo di purgatorio. Per la prima volta l'armata russa ha assaltato l'acciaieria anche da terra. «Gli attacchi - racconta Syvatoslav Palamar, vicecomandante del battaglione Azov, che sostiene i militari della 36esima Brigata nella resistenza - proseguono senza sosta, con artiglieria dai carri armati, spari a raffica, e ogni tre-cinque minuti bombardamenti dai cieli». Due donne sarebbero morte e almeno dieci persone sarebbero rimaste ferite nel corso degli assalti, che si aggiungono alle centinaia di persone ferite ricoverate nell'ospedale da campo sguarnito e senza medicinali.

L'assalto è durato tutto il giorno, con numerosi tentativi da parte dell'esercito russo di irrompere nell'acciaieria, fino a ieri sera senza successo. «Teniamo il controllo dell'acciaieria, stiamo difendendo il perimetro», fa sapere Palamar. Il ministero della Difesa di Mosca conferma il blitz. «Alcune unità dell'esercito russo e della Repubblica popolare di Donetsk, usando artiglieria e aerei, stanno cominciando a distruggere le posizioni di tiro» dei combattenti ucraini usciti dalla fabbrica. Poi, nel pomeriggio, nuova cortina di fuoco, raccontata in una drammatica diretta su Telegram da Palamar: «Al momento è in corso un potente assalto al territorio dello stabilimento Azovstal con l'appoggio di mezzi corazzati, carri armati, tentativi di sbarco e un gran numero di fanti». Secondo il ministero della Difesa russo il salto di livello nell'attacco ad Azvostal di Mariupol è una risposta alla violazione di cessate il fuoco da parte degli ucraini che sarebbero «usciti dai seminterrati» e avrebbero «occupato postazioni d attacco sul territorio e negli edifici dell'impianto».

Non bastassero le bombe e i proiettili, gli assediati dell'Azovstal devono combattere anche contro la scarsità delle scorte alimentari. «Non posso dire con certezza quanto è rimasto e per quanti giorni basterà - dice Palamar - ma posso assicurare che stiamo razionando. Se restassimo senza cibo, cacceremo gli uccelli e faremo qualunque cosa solo per resistere».

L'impressione è che l'acciaieria abbia le ore contate. E che finirà in un massacro. I sommersi. E i salvati, che ieri sono giunti a Zaporizhzhia dopo una vera odissea. Un viaggio di soli 200 chilometri eppure lunghissimo, ostacolato dai tanti posti di blocco, dall'attraversamento di zone in cui si combatte, da una notte fermi da qualche parte. Eppure all'arrivo il clima era quasi di festa. «Si è trattato del primo vero cessate il fuoco che ha consentito di evacuare circa 150 persone - ha detto la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, parlando dal centro commerciale Epicenter della località sul Dnestr -. Al convoglio si sono unite lungo il percorso anche diverse auto di persone in fuga da diversi villaggi». L'Onu, che ha curato l'evacuazione, parla di «un'operazione complicata». Non è chiaro quanti siano esattamente i reduci dell'acciaieria giunti a Zaporizhzhia. Se la vicepremier parla di 150 persone, la Bbc ne conteggia 127, 69 evacuati da Azovstal e 58 sfollati dall'area di Mariupol aggiuntisi al convoglio. Mancherebbero quindi all'appello 32 evacuati dall'acciaieria, che secondo l'Onu sono 101. Secondo l'Onu si tratterebbe di persone che hanno scelto di restare a Mariupol, e uno sarebbe stato trattenuto dai russi perché sospettato di essere un combattente.

Per tutto il giorno Mariupol è stata in ansia per il destino di 11 dei 14 pullman in viaggio per Zaporizhzhia.

L'allarme era stato lanciato in mattinata dal sindaco della città, Vadym Boichenko: «Questi 11 autobus sono scomparsi da qualche parte». Per fortuna alla fine i conti tornano, il giallo è risolto. Nell'Ucraina attanagliata dalla guerra più assurda, ogni tanto c'è un finale lieto.

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