Spesso ma sicuramente in modo casuale tanti scioperi si fanno il venerdì e il lunedì; entra in vigore il Green pass obbligatorio a lavoro e per caso aumenta del 23,3% il numero di certificati di malattia rispetto al venerdì precedente. «A pensar male...», diceva qualcuno, ma forse è solo l'indole italiana, che vuole trovare il furbo di turno o, in questo caso, un moderno «malato immaginario» per un proprio tornaconto. La questione però un po' di sospetto lo lascia.
«Sgombriamo subito il campo da un possibile equivoco: non ci può essere compiacenza dei medici con chi vuole fare il furbo e avere un certificato falso per altri scopi, che non siano quelli reali di malattia -sottolinea Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie - e per un motivo semplice: attestare il falso è un fatto grave e punibile, non conviene». Infatti il medico, all'atto del rilascio del certificato, «attesta in scienza e coscienza non la malattia ma l'incapacità all'attività lavorativa del proprio assistito dovuta ad infermità, che direttamente constata». Una strada da percorrere per diradare le nubi potrebbe essere l'approvazione di un disegno di legge, fermo dal 2017 in Senato, per un'autocertificazione nei primi 3 giorni di malattia: in presenza di un disturbo, che un lavoratore ritiene invalidante ma passeggero, sarà lui stesso, sotto la sua esclusiva responsabilità, a comunicarlo al medico, che si farà da semplice tramite per la trasmissione telematica all'Insp e al datore di lavoro.
Già allora i camici bianchi sottolineavano che ci sono lievi disturbi, «la cui diagnosi non può che essere fatta sulla base di sintomi clinicamente non obiettivabili. Il medico, in questi casi, deve limitarsi, all'interno del rapporto di fiducia che lo lega al paziente, a prendere atto di quanto lamentato. Riteniamo che un'auto-attestazione potrebbe essere utile, prima ancora che a sollevare il medico, a responsabilizzare il paziente, come del resto già avviene, con ottimi risultati, in molti paesi anglosassoni». Attualmente, infatti, per «certificato di malattia» (art.7 DPCM 26/03/2008) si intende «l'attestazione scritta di un fatto di natura tecnica, destinata a provare la verità di fatti direttamente rilevabili dal medico curante nell'esercizio della professione, che attesti l'incapacità temporanea al lavoro, con l'indicazione della diagnosi e della prognosi». Inoltre «risponde di falso ideologico il medico, che attesti una malattia senza aver compiuto la visita, anche se di essa non abbia fatto esplicita menzione nel certificato» (C. Cass. V Sez. Pen. 29.01.2008, n. 4451), riporta il sito dell'Inps. «Quindi se il paziente è ammalato, il medico lo vede e il reato di falso lo commette la persona che, ingannando, dice sintomi che non ha. Poiché il medico è un pubblico ufficiale, quella persona truffa attraverso di lui l'Inps e i cittadini italiani - prosegue Cricelli -.
Sui dati di venerdì bisogna considerare però che è arrivato anche il freddo e sono aumentate le patologie delle vie aeree, inoltre è stata isolata l'influenza, i casi aumenteranno con l'inverno e con essi le varie segnalazioni di malattia. Ma sui sospetti del certificato anti-green pass il medico non si può ritenere compiacente, poiché non ha alcun interesse a subire gravi sanzioni disciplinari fino a perdere il lavoro».
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