Boom di positivi tra i ragazzi under 19. I pediatri: "Punti per vaccinarli a scuola"

La percentuale di immunizzati nella fascia 12-19 anni è la più bassa. Pregliasco: "I genitori non capiscono l'importanza di proteggerli"

Boom di positivi tra i ragazzi under 19. I pediatri: "Punti per vaccinarli a scuola"

I casi gravi sono rarissimi, i decessi nulli, ma il Covid si sta diffondendo tra i bambini. Nulla di nuovo, era facilmente immaginabile visto che sotto i 12 anni non sono protetti dal vaccino. Il problema è che un bambino positivo infetta gli adulti non vaccinati o i nonni non ancora coperti dalla terza dose. E fa da veicolo agevolando la ripresa del virus, che invece va tarpata sul nascere per evitare nuove restrizioni.

Il quadro cambia da regione a regione: in base all'ultimo monitoraggio dell'associazione italiana di epidemiologia, i casi più frequenti di bambini tra i 6 e i 13 anni positivi sono in Piemonte, Veneto e Campania. In generale, c'è una falla che fa il gioco del virus: risulta non vaccinato il 27,75% dei ragazzini tra i 12 e i 19 anni, di fatto una media di sette alunni per classe.

«La variante Delta coinvolge di più i giovani rispetto a prima - sostiene il virologo Fabrizio Pregliasco analizzando l'aumento dei casi tra gli under 19 - I ragazzi sono come delle truppe che un tempo erano riserviste, ma che sono state coinvolte adesso da parte del virus. Purtroppo vedo difficoltà nei genitori a far vaccinare i figli, non considerano l'importanza della variante delta. Certo, per loro non porta al rischio di mortalità dei nonni o degli anziani, però dei fastidi ci sono. E soprattutto - ricorda - in questa fase il vaccino è importante per attenuare al massimo la circolazione del virus».

«È prevedibile che aumenti il numero di casi Covid fra gli under 19, perché quella fra i 12 e i 19 anni è una situazione disastrosa: è la fascia di età con meno vaccinati di tutti, sia in valore assoluto che percentuale» è l'allarme lanciato dal pediatra Italo Farnetani, che torna a chiedere di «creare punti mobili per effettuare le vaccinazioni a scuola». Non solo per gli studenti, ma anche «perché devono essere vaccinati con la terza dose i docenti. Non bisogna attendere che siano gli alunni, i professori o il personale scolastico ad andare a vaccinarsi ma è la struttura vaccinale che si deve spostare da loro».

Mentre i pediatri cercano di combattere le reticenze dei genitori e prof e mentre si aspetta che sia autorizzata la campagna vaccinale per gli under 12, fondamentale è la gestione delle quarantene a scuola per bloccare per tempo i focolai ma evitare al tempo stesso di paralizzare le lezioni e scongiurare il rischio dad. Il nuovo protocollo approvato dal ministero prevede la quarantena solo nel momento in cui si verifichino tre casi nella stessa classe. «Nel caso in cui ci siano uno o due positivi, si procede allo screening - spiega il sottosegretario alla Salute Andrea Costa - si effettuano tamponi proprio per limitare al massimo la Dad. Un elemento di novità che è stato inserito: c'è una posizione diversa rispetto a vaccinati o non vaccinati. Dobbiamo prendere coscienza che se siamo in presenza di vaccinati c'è un elemento di garanzia in più».

Altro elemento di garanzia è costituito dai comportamenti: dove si rispettano le norme igieniche si registra il 14% in meno dei contagi. A confermarlo è una ricerca effettuata in 140 scuole dell'infanzia e primarie in Lombardia nell'ottobre del 2020 dal team coordinato da Carlo Signorelli, professore ordinario di Igiene e sanità pubblica all'Università di Parma e all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. L'incidenza di casi Covid registrata in questi istituti è stata di 643 casi su 100mila, contro 747 casi su 100mila registrati, invece, in regione Lombardia.

Tutto ciò si traduce in una riduzione di incidenza, statisticamente significativa. Passaggi che sono stati fondamentali quando è stata effettuata la ricerca ma che lo sono anche ora, momento in cui è necessario evitare che monti la quarta ondata.

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