Boris si scusa con la Regina: feste nel lutto per Filippo

Il premier, in isolamento, si affida al portavoce. La Cina sulla spia a Westminster: "Bufale"

Boris si scusa con la Regina: feste nel lutto per Filippo

Londra. E Downing Street continua a scusarsi. Dopo il pubblico mea culpa di Boris Johnson in Parlamento per il party tenuto nel giardino del suo appartamento in pieno lockdown, ieri un portavoce del Premier è stato costretto a cospargersi nuovamente il capo di cenere e a scusarsi con la Regina dopo che il quotidiano Telegraph ha diffuso la notizia di altri due festini che si sono tenuti il 16 aprile, il giorno prima del funerale del Principe Filippo. L'immagine di Elisabetta, chiusa nella sua dolorosa solitudine, privata, in uno dei momenti peggiori della sua vita, anche della vicinanza dei figli a causa delle norme di distanziamento anti Covid, è stata il simbolo di un periodo veramente difficile per il Paese. Per questo il portavoce ha dovuto ammettere che quei festeggiamenti, a cui avevano preso parte decine di dipendenti e che si erano protratti fino alle prime ore del mattino, erano stati «profondamente riprovevoli», soprattutto perché hanno avuto luogo in un momento di lutto nazionale.

A quanto sembra, Boris Johnson non era presente questa volta, ma gli si chiederà conto dell'ennesima violazione delle norme anti Covid avvenuta al numero 10 di Downing Street dove veramente in pochi sembravano aver preso sul serio le regole imposte al resto della Nazione. Sempre ieri infatti anche Kate Josephs, ex capo dell'unità operativa sul Covid, si è autodenunciata dichiarando di aver preso parte a una festa organizzata il 20 dicembre 2020 in occasione del suo commiato dall'Ufficio di Gabinetto. Josephs, che attualmente è direttore esecutivo del consiglio comunale di Sheffield, ha dichiarato di «essere profondamente dispiaciuta» per aver partecipato all'evento, aggiungendo di stare collaborando con Sue Gray, la funzionaria a capo dell'inchiesta interna sugli allegri festeggiamenti, che si sono tenuti a Downing Street, mentre Londra era sottoposta alle restrizioni della fascia 3, che vietavano gli incontri al chiuso tra componenti di diversi nuclei familiari. In un clima politico decisamente arroventato, l'opposizione chiede ad alta voce le dimissioni di Johnson contro il quale sono state presentate ben cinque lettere di sfiducia da membri del suo stesso partito. Lui non si fa vedere da due giorni poiché, almeno questa è la scusa ufficiale, un membro della sua famiglia è risultato positivo al Covid.

E per non farsi mancare nulla, arriva anche il feroce commento della Cina, ieri accusata dai servizi segreti britannici di voler interferire nella politica inglese tramite un'avvocatessa cinese con molti contatti in Parlamento che, secondo l'intelligence, sarebbe una spia di Pechino.

«Non abbiamo bisogno né tentiamo mai di influenzare con i soldi i Parlamenti stranieri - è stata l'immediata replica - e ci opponiamo fermamente a questo tentativo di intimidazione della comunità cinese nel Regno Unito».

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