Le Borse in picchiata, lo spread a quota 238 punti. E antichi furori populisti tornano d'attualità. «Vogliono svenderci come la Grecia - tuona Matteo Salvini - Vogliono portarsi via il malloppo». Nel mirino c'è la signora della Bce Christine Lagarde che in modo francamente intempestivo comunica per luglio la fine del quantitative easing e il rialzo dei tassi d'interesse. È un attimo, ma l'Europa virtuosa, quella del Pnrr e della solidarietà e dei primi vagiti del debito comune, va in archivio. O viene relegata sullo sfondo dal leader che attacca senza tanti complimenti: «Vogliono prendersi il malloppo». Come fu con la Grecia, ridotta sul lastrico, col popolo alla fame. Insomma, siamo sempre dalle parti dei poteri forti, delle élite che prendono decisioni sopra le teste della gente comune, infischiandomene delle reazioni rabbiose dei mercati e delle conseguenze di parole buttate con disinvoltura nella mischia.
Ieri Salvini è tornato alla carica dal quartier generale di via Bellerio, dove lo stato maggiore del partito sta analizzando la debacle referendaria, con il quorum che non viene visto nemmeno con il binocolo, e i dati delle amministrative, con l'avanzata di Fdi: «Non bastano evidentemente il cognome e il prestigio del presidente del consiglio. Se la presidente della Banca centrale annuncia un giovedì di giugno che non compra più titoli di Stato italiani, lo spread supera 240 punti».
È la tempesta di questi giorni che rimette in movimento vecchie fratture e ruggini. Falchi e colombe, europeisti e sovranisti, il tutto nel momento in cui stiamo correndo per assicurarci i miliardi del Pnrr, assegnati al nostro Paese in cambio di tutta una serie di riforme. Sembrava che tutto procedesse per il meglio, ma la spirale inflazionistica, accelerata dallo scoppio della guerra fra Russia e Ucraina, ha complicato la partita. E l'uscita maldestra della Lagarde riaccende pregiudizi che parevano sepolti. L'Europa torna matrigna? I partiti della strana maggioranza, che già si dividono su un tema cruciale come la politica estera, trovano altre ragioni per scontrarsi.
Certo, l'annunciato scudo anti spread, che potrebbe aiutarci ora che non ci sarà più il quantitative easing, resta un mistero che la Bce intende custodire senza dare informazioni al mercato. Così il lunedì della finanza è un lunedì nero con le piazze europee che bruciano 235 miliardi e Piazza Affari che va giù del 2,7%, cumulando una perdita del 7,5% nelle ultime due sedute. Mentre lo spread prende altri 10 punti e raggiunge quota 238, con il Btp a 10 anni che torna a rendere il 4%, record dal 2013. Insomma, molti elementi sono negativi e se non si troverà un rimedio, è facile immaginare un ritorno in grande stile dei populisti, gli stessi che solo qualche anno fa predicavano l'uscita da euro ed Europa.
Anche perché ormai almeno in Italia è iniziata la lunga volata verso le elezioni: nella Lega c'è un'ala europeista, quella dei Giorgetti, degli Zaia e dei Fedriga, ma è facile prevedere che l'attuale leadership attaccherà l'Europa che pure sta guidando il processo di modernizzazione e risanamento del Paese.
Siamo dentro un grande cortocircuito e ogni annuncio genera speculazioni e scosse. Speriamo che Ue e Bce tirino fuori l'atteso meccanismo di protezione. Non sarà sufficiente, ma avrà un forte impatto nella guerra delle parole.
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