Il boss Giovanni Brusca torna libero

Fedelissimo di Riina è l'autore della strage di Capaci dove morì il giudice Falcone

Il boss Giovanni Brusca torna libero

Lascia definitivamente il carcere il mafioso Giovanni Brusca, l'uomo della strage di Capaci dove morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. L'assassino soprannominato dagli stessi membri di Cosa nostra «lo scannacristiani». Il killer che operava sotto le direttive di Salvatore Riina e che è responsabile anche della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo (figlio del pentito Santino Di Matteo) strangolato e sciolto nell'acido. Attenzione nessuno sconto. Ieri nel pomeriggio le porte di Rebibbia si sono aperte perché a scontato tutta la pena. Per altro, a differenza, di altri collaboratori di giustizia, Brusca, la condanna l'ha espiata in cella. Negli anni scorsi aveva ricevuto alcuni permessi premio. Adesso è arrivato la liberazione anticipata (di 45 giorni), deciso dal tribunale di sorveglianza di Roma e recepito dai giudici di Milano. Nei prossimi 4 anni sarà in libertà vigilata, inserito nel programma di protezione.

Sì collaboratore di giustizia. Perché se Brusca è stato uno degli assassini più efferati, quando ha deciso di parlare si è trasformato in uno dei collaboratore di giustizia fondamentali per colpire al cuore la mafia. E non solo quello che potremmo chiamare il versante militare delle cosche, anche di quel pezzo dell'organizzazione che ha avuto contatti con il mondo politico e imprenditoriale. Un pentimento che ha sempre fatto discutere il suo. Arrestato dalla polizia di Stato, il 20 maggio 1996 vicino ad Agrigento, ha ottenuto la «status» di pentito nel marzo del 2000. Alcune delle sue prime testimonianze risultarono inattendibili.

Certo ora il fine pena, per quanto giuridicamente corretto, produce in molti un senso di amarezza. A partire da Giuseppe Costanza, autista del giudice Falcone scampato alla strage di Capaci: «È un'offesa per le persone che sono morte in quella strage. Secondo me dovevano buttare via le chiavi».

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