A un mese dalle presidenziali il Brasile piomba nella violenza politica. Mentre veniva portato a spalla da suoi sostenitori durante un evento elettorale a Juiz de Fora, nel Minas Gerais, Jair Bolsonaro - sorta di Trump carioca candidato con il Partito Social Liberale, ma soprattutto in testa a tutti i sondaggi - è stato accoltellato all'addome. Ricoverato giovedì notte in gravi condizioni dopo avere perso il 40% del sangue corporeo, l'unico candidato di destra con qualche chance di vittoria alle presidenziali del 7 ottobre prossimo è stato sottoposto d'urgenza a una colostomia all'intestino, perforato in due punti dalla lama. Autore dell'attentato Adelio Bispo de Oliveira, 40enne con precedenti penali e sino al 2014 tesserato del Psol, il Partito Socialismo e Libertà nato da una costola a sinistra del partito di Lula (il Pt) e che vanta tra i suoi cofondatori personaggi del calibro di Achille Lollo, quello del rogo di Primavalle per capirci.
Numerosi i post deliranti contro il 63enne Bolsonaro e a favore del chavismo di Maduro e della sinistra di Lula sulla pagina Facebook di Bispo che, pochi minuti dopo l'arresto, ha detto ai poliziotti d'aver agito «per volontà di Dio». La polizia federale sta però indagando altri che avrebbero partecipato all'azione essendoci video del momento esatto dell'attentato in cui si vede una mano passare il coltello all'esecutore. Il che avvalora che il gesto non sia di un folle, bensì premeditato.
Il Brasile del resto non è nuovo ad episodi del genere. Nelle presidenziali del 2014, a due mesi dal voto e quando era in testa a tutti i sondaggi, muore in un misterioso incidente aereo l'economista Eduardo Campos, leader del Partito socialista brasiliano. L'inchiesta fu liquidata come incidente, ma molti sospettarono un omicidio stile Mattei. Per non parlare poi della morte di Marielle Franco, politica del Psol ammazzata a Rio a marzo perché invisa a un gruppo di miliziani del narcotraffico, e dei numerosi candidati al consiglio comunale di Rio fatti fuori nel 2015. O della raggelante fine del giudice Teori Zavascki che proprio il giorno prima di omologare - nell'ambito dell'inchiesta Lava Jato, la Mani pulite brasiliana - 77 collaborazioni di giustizia dei top manager Odebrecht capaci di seppellire ogni ambizione extracarceraria di Lula, muore in un incidente aereo nei cieli carioca, tersi come non mai.
Anche l'attentato contro Bolsonaro è stato un colpo di scena che nessuno aspettava. L'attenzione dei media negli ultimi giorni era stata concentrata infatti sull'ex presidente Lula che dalla sua cella di Curitiba insiste nel volersi candidare a tutti i costi, persino con spot tv vietati dal tribunale elettorale. E colpisce pure qui lo strano susseguirsi degli eventi. Alle 3 di notte dell'altroieri, in un orario più unico che raro, uno dei giudici della Corte Suprema, l'ex avvocato del Pt di Lula Edson Facchin, con un colpo di teatro nega all'ex presidente l'ennesimo ricorso fatto dalla sua difesa per farlo uscire di prigione, negandogli così la candidatura presidenziale in modo pressoché definitivo. Passano 12 ore ed ecco l'aggressione. Se tutti i candidati hanno condannato il gesto, l'ex presidente Dilma Rousseff, ex delfina di Lula, ci ha tenuto a specificare che «l'odio crea questo tipo di gesti».
Bolsonaro, infatti, durante la sua campagna elettorale ha difeso in più occasioni l'ultimo regime militare e la liberalizzazione delle armi, oltre ad assumere posizioni omofobiche. Con il suo accoltellamento esce per il momento dai giochi e, secondo i medici, non potrà riprendere la sua campagna elettorale che lo stava portando in giro per tutto il Brasile.
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