Se ne andrà, questo è confermato, ma senza fretta. Si è concessa una proroga. Un tempo supplementare. Un bel tempo, un buon tempo. La data dell'1 novembre, all'indomani del compleanno di suo marito, non sarà l'ultima del suo calendario: Brittany si è resa conto che anche pochi giorni, poche ore, pochi istanti di vita valgono qualcosa. «Mi sento ancora abbastanza bene, provo ancora abbastanza gioia, mi diverto e rido ancora con la mia famiglia e i miei amici. Adesso non mi sembra il momento giusto per morire».
La storia di questa giovane sposa sventurata offre al mondo intero un'inattesa appendice. In questo mondo c'è un sacco di gente che già ha da ridire, e come la fa lunga, e quanto spettacolo, e come si fa a gettare in piazza questioni tanto grandi come un cancro al cervello e la scelta dell'eutanasia. Sono in molti a ricordare che la morte veramente dignitosa dovrebbe essere per sua natura intima e riservata, fuori dal tritacarne mondano delle luci e degli applausi, delle interviste e dei social . Ma Brittany è chiaramente figlia del suo tempo, e la libertà che rivendica nella scelta del giorno e del modo per andarsene, è la stessa libertà che rivendica di fare tutto alla luce del sole, davanti alla platea planetaria, sollevando interrogativi.
Di fronte all'enormità della disgrazia, un letale cancro al cervello, nessuno è autorizzato a catechizzare questa ragazza sul modo giusto di finire. Se ha deciso di spiattellare i sentimenti dei suoi ultimi mesi, i sei mesi finali pronosticati dalla medicina, questa decisione merita rispetto. Le va concesso di stare al centro della scena, se è questo che la consola e la solleva. È anche questa una delle insondabili strade che la vita sceglie per vincere sulla morte. O comunque per non dargliela vinta senza combattere. È proprio questa forza misteriosa e incontrollabile che in definitiva ha convinto Brittany.
Decisa fermamente a morire prima dello sfacelo fisico e del dolore insopportabile, aveva scelto l'1 novembre. Ma nel frattempo sono successe un po' di cose. In questo periodo di esistenza condensata, i familiari e gli amici hanno fatto di tutto per soddisfare i suoi ultimi desideri. Sua madre si è mostrata molto chiara sin dal primo giorno: «Noi non discutiamo la scelta di Brittany. Non sta a noi indicarle ciò che deve fare. Noi possiamo solo amarla».
Le foto recentissime ritraggono Brittany sorridente con il marito Dan tra le pietre rosse del Gran Canyon. Nel complesso ha ancora un'ottima cera, nonostante sia la prima a rilevare e a rivelare sinistri segnali: «Mi sento peggiorare. Sta accadendo di settimana in settimana». Eppure, proprio a poche ore dal D-Day , l'1 novembre, la sensazione che questa data non sia giusta, che niente sia ancora finito del tutto, insomma che in qualche modo ancora ne valga la pena, questa sensazione ha sconvolto i piani. «Non è cambiato niente, non ho cambiato la mia decisione: soltanto, la sposto un po' più in là».
Sentirsi ancora troppo vivi per pensare di spegnere la luce in un momento così bello. Succede a Brittany, che già ha preparato le valigie, ma succede tutti i giorni a tutti gli esseri umani, in un modo o nell'altro. Quando la vita ci si mette, la morte deve mettersi in coda e aspettare. È uno spettro che riusciamo ad allontanare. Pochi giorni, poche ore rubate alla fine sono comunque una vittoria grandiosa. Ci possiamo se mai chiedere che cosa davvero abbia convinto Brittany al cambio di programma.
Si sbaglia di poco dicendo che le è piaciuto sentirsi considerata, amata, persino straviziata. Sentirsi al centro del mondo. Sentirsi la creatura più importante e più intoccabile del creato. In fondo, sentirsi come vorremmo sentirci tutti, sempre, ma soprattutto nei giorni più stanchi e più cupi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.