Bruxelles va alla guerra contro AstraZeneca: "Dosi Ue all'estero, ora paghi mezzo miliardo"

Richiesta di risarcimento: multa da 10 milioni e 10 euro a fiala non consegnata

Bruxelles va alla guerra contro AstraZeneca: "Dosi Ue all'estero, ora paghi mezzo miliardo"

Astrazeneca pagherà cara la mancata consegna delle fiale di vaccino. Durante la prima udienza a Bruxelles, dove la casa farmaceutica deve rendere conto delle inadempienze, è stato chiesto un risarcimento di 10 euro a dose per ogni giorno di ritardo e almeno 10 milioni di euro di penalità.

Una «manifesta violazione» del contratto con l'Unione europea per la consegna dei vaccini anti Covid è l'accusa contro AstraZeneca lanciata dall'avvocato Me Rafaël Jeffareli, incaricato di difendere i Paesi membri e la Commissione Ue. Al posto delle 120 milioni di dosi di vaccino anti Covid-19 concordate, la casa farmaceutica ne ha consegnate soltanto 30 e, secondo il legale, 50 milioni di dosi sono state dirottate dallo stabilimento olandese Halix a Leida, verso Paesi terzi. Tradotto, significa che il rimborso sarà pari, come minimo, a 500 milioni di euro.

Il fatto che le dosi siano state «dirottate» è uno degli elementi utilizzati dall'accusa per sostenere che AstraZeneca non ha compiuto il «miglior sforzo possibile» come previsto dall'accordo ma che avrebbe favorito la Gran Bretagna a scapito del vecchio continente. Ancora, secondo il legale la società «non ha nemmeno utilizzato tutti gli strumenti che aveva a disposizione» non avendo mobilitato «sei siti produttivi per rispettare il programma prestabilito». L'udienza proseguirà fino alla fine della settimana, mentre una decisione del tribunale di primo grado è attesa entro la fine del mese prossimo.

Il 26 aprile scorso, quando la Commissione Ue aveva annunciato il ricorso alle vie legali contro il gruppo anglo-svedese, un portavoce aveva spiegato: «Ciò che ci interessa in questa vicenda è assicurarci una consegna rapida del numero sufficiente di dosi cui hanno diritto i cittadini europei». Ma nonostante il recupero dell'ultimo periodo, le mancanze sono state talmente grosse da compromettere l'avvio della campagna vaccinale.

Di contro si sta risolvendo il giallo del lotto incriminato, circa 250mila dosi. Sono in corso in queste ore le operazioni dei Nas per dissequestrare e restituire i vaccini AstraZeneca, lotto ABV 2856, già sequestrati nello scorso mese di marzo dopo la morte sospetta del sottufficiale della Marina Militare Stefano Paternò, in servizio presso la base navale di Augusta. La Procura della Repubblica di Siracusa, tra le prime in Italia ad avviare le indagini, a seguito dei responsi analitici, ha emesso un provvedimento di restituzione che dispone la revoca del sequestro e la restituzione ai centri vaccinali delle dosi di vaccino sequestrato.

Il contenuto delle fiale rispecchia pienamente i parametri qualitativi. E risulta «conforme al dossier di registrazione approvati dall'Ema».

Ma resta un'ombra sul caso: le cause della morte di Stefano Paternò, il militare deceduto il 9 marzo nelle ore successive alla somministrazione del vaccino AstraZeneca, sono correlate alla dose ricevuta. Restano quindi parecchi punti da chiarire, sia sul caso del militare sia sugli altri casi gravi di trombosi. E quel «tutto a norma» tranquillizza ma lascia irrisolta una piega.

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