Racconta al Giornale l'avvocato milanese Manuel Sarno: «Certo che conosco il collega Salvatore Ingraffia. Uno che al telefono attacca dei bottoni interminabili. Mi aveva parlato del suo progetto di Osservatorio sulla giustizia, per come me l'aveva descritto non ci vidi niente di male, non era una cosa ideologicamente connotata, d'altronde lui è di una destra un po' anomala, credo avesse anche vicinanze con Vox. E Ingraffia poteva sapere che conosco bene il ministro Carlo Nordio, d'altronde basta andare su Internet, io e Nordio abbiamo fatto insieme diversi convegni. Ma una cosa è assolutamente certa: Ingraffia non mi ha mai chiesto neanche vagamente di fare da tramite tra lui e il ministro per sottoporgli il progetto dell'Osservatorio».
Dovrebbe bastare la testimonianza di Sarno a togliere gli ultimi dubbi sulla consistenza del nuovo presunto scandalo scoperto dalla magistratura antimafia nelle indagini-bis sulle stragi del 1992 e 1993: l'esistenza di una struttura dell'estrema destra dedicata al dossieraggio sui magistrati scomodi, pronta a offrire i suoi servigi al governo di Giorgia Meloni. Ideatore, insieme a Ingraffia, un nome-icona dell'ultradestra, l'ex avanguardista Adriano Tilgher. Già nel provvedimento della procura di Caltanissetta che l'altro ieri ha indagato e perquisito i due ideatori della «macchina del fango» si dà per possibile che in realtà al governo nessuno ne sapesse niente, e che le chiacchiere intercettate andassero ricondotte a millanterie, come quella in cui Tilgher racconta che un'altra penalista faceva da tramite con Palazzo Chigi, «gli avrebbe riferito di avere parlato con la sorella della Meloni la quale a sua volta ne avrebbe parlato con la Meloni stessa».
Quale fosse il business della coppia, da chi e per cosa volessero farsi pagare, quali magistrati scomodi volessero spiare, non si sa. Ieri Tilgher accusa la procura di Caltanissetta di sostenere «una tesi folle» e di avere eseguito «una azione di terrorismo per impedire la nascita di un organismo che ha una funzione sociale». Nulla di clandestino, giura Tilgher, tant'è vero che era prevista una conferenza stampa di presentazione. «Ma da dove ricavano che è una cosa fascista, dato che nell'Osservatorio c'è di tutto come provenienza?».
Che in realtà l'Osservatorio nasca in un ambiente neofascista è piuttosto evidente. Quello che non si capisce è come la pensata un po' equivoca e un po' folcloristica di alcuni superstiti dell'ultradestra degli anni Settanta sia ora presentata come una sorta di braccio armato della coppia Meloni-Nordio nella loro crociata contro i magistrati. È vero che il decreto di perquisizione non esclude che i contatti col governo esistano solo nelle vanterie dei congiurati. Ma intanto negli articoli di ieri gli agganci con l'esecutivo vengono dati per certi.
Più chiaro è il ruolo che la scoperta dell'Osservatorio riveste nella economia generale dell'indagine della procura di Caltanissetta sulla complicità dell'estrema destra nelle stragi attuate da Cosa Nostra. È una pista forse complementare o forse alternativa al teorema della procura di Firenze sui rapporti tra mafia e Forza Italia.
Alla base di tutto, ci sarebbe la presenza in Sicilia pochi giorni prima della strage del neofascista Stefano Delle Chiaie (che in realtà non era a Palermo ma da tutt'altra parte, a Ragusa, per un pubblico comizio). L'Osservatorio, sembra dire la Procura col nuovo filone, serviva a boicottare le indagini su Delle Chiaie: è la prova che stiamo andando nella direzione giusta.
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