Oggi in Commissione Giustizia Senato Pd e 5Stelle proveranno a calendarizzare il voto sul ddl Zan. Una legge voluta da un attivista Lgbt e parlamentare Pd che ha fatto insorgere le femministe. E che perfino la Federazione dei Verdi considera da riformare. Ma tant'è. La pressione del bel mondo si fa sentire. Perfino il sindaco di Milano, invece di concentrarsi sui guai della sua città, si fa riprendere con lo spot pro Zan scritto sulle mani, insensibile all'appello delle donne (anche della sua maggioranza in Comune) che parlano di «legge pasticciata e ideologica». Per dire, anche la presentatrice dello Zecchino d'oro ed ex conduttrice di Radio Vaticana si è sentita in dovere di allinearsi su Instagram, mostrando il suo bel palmo di mano ben scarabocchiato. E manine dipinte di legge Zan piovono da ogni parte come riso sulla testa di giovani sposi appena fuori la chiesa. Se chiedi argomenti sai già cosa aspettarti. Il clou di ogni storia che finisce in Zan porta al collo il battacchio di mucca che suona i diritti degli esclusi per eccellenza, delle vittime per definizione, delle piccole fiammiferaie che muoiono di freddo e di stenti a ogni angolo di strada. L'unico particolare è che non è cosi. È una favola. La più grande favola che circola oggi nel mondo. Piuttosto, sappiamo che nella condizione di fiammiferaie affamate e buttate agli angoli delle strade versano oggi tante famiglie di uomini e donne. Sappiamo che l'alleanza della natura che mette al mondo i bambini è attaccata senza sosta. Sappiamo che piuttosto del dilagare dell'intolleranza omotransfobicolesboqueer, è vero il contrario. È vero che se dici una parola sbagliata o esprimi una opinione fuori dalla prosa narrativa dominante, finisci al tritacarne di un sistema malevolo. Negli Stati Uniti perdi il lavoro e devi cambiare Stato. Qui, se non hai la pelle dura e non vuoi combattere nei tribunali, ti conviene solo stare zitto. Il ddl Zan viene per compiere l'opera di disinformazione e di intimidazione. Punta a ufficializzare la censura di massa, introduce il bavaglio come diritto di alcuni sugli altri, candida la società a contenitore di sempre più esasperanti conflitti. L'omosessualità e tutte le forme più fantasiose di sessualità fanno parte della storia dell'umanità. E questo perché uomini e donne sono esseri tipicamente dotati di fantasia (forse la maggiore fantasia che vi è in natura). Ma adesso ci vogliono far passare dalla storia a un regime storico. Vogliono la fantasia al potere. E vogliono tutti zitti e a cuccia. Tu infatti sei libero di dire che gli eterosessuali sono dei cretini e dei sottosviluppati. Ma prova a dire che quel trans che è andato in giro nudo a sfasciare le vetrine, beh, forse avrebbe avuto bisogno di un bravo medico non di un bravo attivista Lgbt che va in giro per le scuole a insegnare ai giovani come si diventa bravi trans. Finisci male. Vogliono fare di un marchio di fabbrica Lgbt discutibile (il gender) il dogma della vita di tutti. E non puoi obbiettare. Perché se obbietti, finirai multato o in galera a causa di una legge costruita sul presupposto (articolo 1) che esista qualcosa che si chiama «Gender». Della realtà e delle persone reali non interessa assolutamente nulla a questi Pd e 5Stelle paladini di questa legge. Sanno bene anche loro che esistono già leggi che proteggono le persone dalla violenza e dalla discriminazione. Ma loro vogliono un surplus di leggi ad hoc. Perché? Perché in realtà il loro obbiettivo è imporre opinioni controverse come verità assolute. Infatti, lo stanno già facendo nelle scuole, nelle università, nei media. È il classico esempio di fazioni in marcia con la pretesa di essere la fase giusta e definitiva dell'umanità. Fate attenzione, i fatti e il giornalismo non di regime ricordano che questa è una marcia che ha una logica da tiranni. Infatti, se non sei d'accordo con loro sei un fascista. E via insultando. È un clima di omissione, propaganda, menzogna.
Si chiama «aver trovato il modo di mettere in moto il deserto». Cosi la filosofa Hannah Arendt rappresentò il totalitarismo. Come «un deserto in marcia». E nel ddl Zan c'è un sacco di sabbia. Anche se per adesso il marchio esteriore rimane quello del Partito Democratico.
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